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RIFLESSIONI

E’ inutile fare finta di non sapere: la situazione socio/economica nella Penisola non è migliorata. Nonostante un Esecutivo d’apparente stabilità, siamo ben lontani da quelle “basi” indispensabili per uscire dalla crisi. Intanto, il Governo Renzi si prepara, pur con non poche difficoltà, a superare la boa estiva. In Italia si vorrebbe vivere in una realtà rinnovata. Ma non ci sono le premesse per poterlo garantire; neppure a medio termine. La stasi, che è una percepibile realtà, è da ricercare nella maggiore “stabilità” di un Esecutivo che ha aperto i suoi lavori promettendo, addirittura, tempi migliori. Con una Maggioranza che ci ha lasciato, da subito, stupiti, in Parlamento si nota, però, un perenne bisticcio. Meno goliardico dei precedenti Poteri Legislativi. Ma, senza voler togliere merito all’Esecutivo, non è ancora possibile “cantare vittoria”. Sarebbe, infatti, un grossolano errore che potrebbe azzerare i pochi aspetti corretti di questa nostra tribolata situazione nazionale. Se la Legislatura resterà a galla, lo dobbiamo ad una sorta di sinergia “al contrario” che ha evidenziato la tortuosa via di un accordo programmatico tra Centro/Sinistra e Centro/Destra. L’Opposizione, tanto per essere chiari, non esiste nel termine politico dei fatti. Il PD sembra aver ripreso vigore. Il PdL ha dato “vita” a FI e NCD. Due formazioni lontane “anni luce” dal comune generatore. Eppure, è presto per capire quali sviluppi politici nazionali potranno avere i risultati delle imminenti Elezioni Europee e di quelle amministrative parziali. Di fatto, l’Esecutivo Renzi resta in vita per la necessità di “Riforme”; sia di natura costituzionale, che istituzionale. In primo piano, almeno sulla carta, il problema dell’occupazione e dell'economia sempre più in depressione. Entro l’autunno, si dovranno rivedere i meccanismi sulla competitività produttiva e commerciale. Sono questi i punti d’urto di una mina che galleggia libera nei mari della Penisola. Prima dell’inverno, se le promesse contano ancora qualcosa, si dovrebbe modificare il nostro Potere Legislativo. Un Parlamento “nuovo” andrebbe, forse, a realizzare il superamento di questa monotona “staticità”. Nessuno, al momento, vuole elezioni politiche anticipate; anche perché risolverebbero ben poco. Per garantire “giochi” nuovi, prima s’ha da varare la riforma della legge elettorale. Sarà. Però noi, che viviamo la politica più a livello epidermico che strategico, non ci lasciamo ghermire da certe promesse che si riveleranno chimere. Stabilità economica e politica sono figlie di un’unica matrice. Tentare, pur in buona fede, di disgiungerle potrebbe essere peggiore. Anche i “non impegnati” lo hanno, a modo loro, ben capito. Meglio restare in una posizione d’allerta e critica quanto basta. Con la premessa che, anche così, non si potrà fare fronte i problemi al loro nascere. Data la situazione, c’è solo da proseguire con le attuali alleanze; già sicuri che ogni altra formula di Maggioranza parlamentare e di Governo sarebbe improponibile. La coerenza non potrà, di conseguenza, essere accantonata. Le illusioni d’Italia sono tramontate col crollo della Seconda Repubblica. Sulle sue fresche macerie non ci azzardiamo d’ipotizzarne una Terza.

Giorgio Brignola

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