Ma dove vanno a finire i rifiuti elettronici?

di Maria Grazia di Marzio

Quando acquistiamo un nuovo elettrodomestico, un televisore, un computer, uno stereo, un telefonino, il distributore del prodotto, deve assicurarci il ritiro gratuito del vecchio apparecchio che sarà smaltito in speciali impianti, per questo, noi consumatori, paghiamo un eco contributo che, di norma, è compreso nel costo del nuovo prodotto.
Questa tassa, pagata in anticipo, riguarda la gestione dei Rifiuti derivanti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche e il Decreto Legislativo 151 del 2005e successive modificazioni, obbliga i produttori a gestire questi rifiuti a tutela dell'ambiente e della salute, infine, società private provvedono alla raccolta del materiale e, dopo averlo trasportato nei siti di smaltimento, controllato, sezionato e impacchettato, volerà nelle terre senza Dio.
Quasi tutti i rifiuti elettronici ed elettrici della grande Europa, degli Stati Uniti d’America, di tutto il mondo “civilizzato”, finiscono in Africa e precisamente nel Ghana, dove arriva il 90% di tutto il pattume elettronico più morchioso, legale e illegale che c’è al mondo.

La Repubblica del Ghana è uno stato dell'Africa occidentale con capitale Accra Il paese è il secondo maggior produttore mondiale di cacao, ed è uno degli stati dell'africa occidentale, in cui, dal 1500 al 1900, fu attiva tratta degli schiavi verso l'America.
Alla periferia della città Accra, c’è l’immondezzaio hi-tech più grande del mondo, si chiama la discarica di Agbogbloshie: schermi, schede madri, tastiere, stampanti, sono bruciati senza sosta da bambini e adolescenti, per ricavarne rame, ottone, alluminio e zinco, da rivendere per pochi centesimi.
Il suolo, i fiumi, le lagune sono irreparabilmente contaminati da materiali venefici e distruttivi: piombo, cadmio, antimonio, diossina in quantità da paura, davvero non c’è speranza.
I R.A.E.E. (rifiuti apparecchiature elettriche elettroniche) il sozzo lerciume industriale, può essere esportato e inviato in posti dove dovrebbero esistere, forse, impianti in grado di riceverli e trattarli in modo corretto ma è un di più inutile, non serve.
E’ uno scenario apocalittico, lo specchio della scelleratezza umana. Greenpeace dal 2008 ha lanciato grossi segnali d’allarme, mah….!
La realtà è che le nazioni ricche, continueranno ad avvelenare i paesi più poveri del mondo. Le aziende dovrebbero eliminare le sostanze pericolose dai loro prodotti elettronici e assumersi la responsabilità di gestire l’intero ciclo di un articolo di consumo; sarà mai possibile? sì, no!? Chissà.
In quelle terre senza Dio la vita umana non ha senso né valore ma è un discorso vecchio, stantio e credo che non interessi più a nessuno.
Penso con dolcezza a Wall-E, uno dei film di animazione più belli e commoventi della Pixar/Disney, un monito per l’umanità.

Il film è un atto di accusa contro l’irresponsabilità degli umani verso il pianeta Terra.
Nel 2070, in un mondo saccheggiato e offeso, coperto da milioni di cumuli di macerie e immondizia, in cui gli uomini sono stati costretti a trasferirsi nello spazio, perché hanno consumato tutte le risorse del pianeta, vive e lavora, da 700 anni, in una polverosa discarica, un piccolo robot solitario: Wall-E, sollevatore terrestre di rifiuti.
Maria Grazia Di Marzio

Fonti
DL 151 2005
Greepeace rapporto 2008
Wall-E Pixar-Disney

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