Egr. Direttore,
sento il dovere di intervenire nello spiacevole “gioco al massacro” scaturito dalla nostra decisione di rendere nota all’Avvocatura la situazione del nostro Consiglio. Con un incredibile tempismo, si è riversata su di noi una cascata di commenti, anche totalmente a sproposito, nel tentativo di delegittimarci, dopo la grande legittimazione ricevuta dal corpo elettorale, per tentare la via fangosa alla riscossa, quella che taluno si è convinto di percorrere nel ricercare il Commissariamento dell’Ordine.
Sul punto, vanno precisate due cose.
La prima è che tutto il Consiglio, riguardando la questione del Comunicatore il solo Vaglio, è solidale con il Presidente Vaglio. È inaudito che un organo di garanzia, anche nell’esercizio dei suoi poteri di controllo, svolga un suo compito amministrativo stendendo una relazione che, trovato ingresso nel procedimento penale a carico del Presidente Mauro Vaglio, si è evidenziata come una forzatura, e insieme, una indebita intromissione e pressione sull’Organo Inquirente. L’intervento, proprio per il non poter essere giustificato da profili doverosi, si rivela per quello che è.
Quello da cui dobbiamo difenderci è un attacco strumentale, delatorio, che vuole scambiare la prova di una pregressa conoscenza tra Mauro Vaglio e il Responsabile della comunicazione per quella di una coincidenza di interessi e, insieme, un attacco portato dai vertici dell’Avvocatura che spendono il proprio prestigio per architettare una trama di norme e codicilli che, venendo a sostegno dell’ipotesi originaria, non dimostrano la responsabilità di Mauro Vaglio ma l’inettitudine giuridica di chi quell’insieme ha composto.
La realtà dei fatti è che lo scandalo clamoroso denunciato dall’ex Consigliere Livia Rossi in sede di bilancio si è servito di una indebita ed inspiegabile, ma provvidenziale, interferenza dell’Organo Politico dell’Avvocatura che ha impedito di fare la figura della bolla di sapone ad una notizia di reato che veniva gridata e sbandierata come la prova evidente di una reità e che si è rivelata poca cosa. Se poi su questa bolla di sapone si vuol far scivolare il Consiglio verso il Commissariamento è ancora più grave perché chi ha strumentalmente dato forza ad un teorema se ne servirebbe poi per scardinare un Consiglio dell’Ordine legittimo e legittimato sulla base della sua stessa presa di posizione.
La seconda cosa che va precisata riguarda un messaggio di posta elettronica certificata denominato “Lettera aperta al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma” ricevuto domenica 11 maggio 2014 dal Consigliere Stoppani con (peraltro già pubblicato in data 12 maggio 2014 sulla pagina facebook dell’ex Consigliere dell’Ordine Livia Rossi ed inviato anche agli iscritti all’albo ed ad Avvocati di altri fori), che la stessa ha chiesto di trasmettere immediatamente la propria nota al Ministero della Giustizia, al C.N.F., all’O.U.A., alla Cassa Forense, agli Ordini e a tutti gli iscritti. È di tutta evidenza come lo scopo di un simile atteggiamento sia esclusivamente quello di colpire la maggioranza di Governo dell’Istituzione forense romana, in quanto denigra tutto il grande operato della stessa, che è noto e visibile a tutti, disegnando un’assemblea di cospiratori preoccupati solo dalla Politica, un po’ quello che sembrano i tanti detrattori delle ultime ore agli Avvocati Romani più attenti. Peraltro il Consigliere Stoppani annuncia anche questa storia della “richiesta di Commissariamento del COA di Roma” che potrebbe essere stata presentata dal C.N.F. al Ministero della Giustizia, mostrando – almeno per quel che è noto – di confondere desiderio e realtà. Le accuse nelle quali, purtroppo, il Consigliere Stoppani, ora, si cimenta, per di più rivolgendole a tutti i Colleghi Consiglieri senza alcun distinguo e colpendo, così, tutta l’Istituzione, vorrebbe far credere a tutti i Colleghi, raggiunti dalla sua “lettera aperta”, che chi si è sacrificato, come afferma anche qualche ex Consigliere, stia qui a lottare per riconquistare o non perdere un potere che non esiste e non deve mai più essere ambito, soprattutto in queste forme, per il bene dell’Avvocatura.
Già in sede di adunanza, questo Consigliere aveva avuto modo di rispondere verbalmente alle ignominiose illazioni di chi aveva sostenuto che questo Consiglio facesse Giustizia Politica. Oggi che le stesse accuse vengono diffamatoriamente rese pubbliche e sottoscritte, medesima sorte deve avere la risposta. L’evidenza è tutta documentale e quanto detto si ritorcerà contro chi lo ha sostenuto.
Se parlando di trame contro l’ex maggioranza ci si riferisce agli esposti a Perugia sulla vicenda del conferimento dell’incarico da parte della precedente gestione per le riviste Temi Romana e Foro Romano o sulla vicenda delle spese per i festeggiamenti dei 100 anni, quelle sì sono vicende non trasparenti di uso disinvolto del denaro dell’Ordine. Se ci si riferisce, invece, alle tante pratiche che il Consiglio ha dovuto aprire contro ex Consiglieri o personaggi orbitanti nella galassia della ex maggioranza (tra l’altro anche con il voto dei Consiglieri di minoranza che non si sono astenuti né hanno votato contro), tutte quelle pratiche, eccetto forse una, sono state “doverosamente” aperte, riguardando episodi spiacevoli e/o dimostrazioni di incontinenza verbale di alcuni Avvocati.
Notizia di tali episodi all’Ordine è giunta dalle segnalazioni di terzi, anche molto autorevoli, che era impossibile ignorare, salvo avventurarsi in un indegno esercizio di giustizia più che “domestica”, “addomesticata”. C’è anche chi così avrebbe voluto, ma… Noi no. Erano notizie di condotte gravi da parte di Avvocati anche autorevoli e non potevano essere ignorate.
È colpa nostra se un Avvocato si mette ad inseguire una camionetta della Polizia e ad insultarne gli Agenti e se l’Autorità di P.S. decide di presentare un esposto? È colpa nostra se un Avvocato si relaziona con un collega di una A.S.L. insultandolo e affermando che lo stesso non è in grado di occuparsi di cose importanti perché non è al suo livello ed il collega, risentito, chiede al Consiglio di vagliarne il comportamento? È colpa nostra se un Avvocato definisce pubblicamente i Vigili Urbani estorsori o gli Avvocati Stabiliti delinquenti, facendo fioccare esposti? Sono esempi di condotte perseguite per Giustizia Politica o esempi di incontinenza verbale, prosopopea, presunzione, cattivo gusto e, in ultima analisi, cattiva educazione che qualificano chi li ha commessi e che vanno, deontologicamente, sanzionati? Ce ne siamo forse serviti per insultare come mentecatti deliranti i nostri avversari politici o chi dà ancora loro retta, come pure qualcuno ha fatto in questi giorni? Quelli elencati continuano a sembrarmi episodi ad apertura di pratica disciplinare doverosa. O forse si pretenderebbe che ex Consiglieri e accoliti debbono contare sull’impunità? Se tali personaggi facciano o meno parte della ex maggioranza non ci riguarda. Noi rispondiamo per Noi stessi.
Come dicevo, solo uno dei procedimenti che abbiamo dovuto aprire contro ex Consiglieri o personaggi orbitanti nella galassia della ex maggioranza non mi sembrava necessariamente doveroso ma è stato aperto quale conseguenza della pubblicazione di atti del Verbale di Consiglio, prima della definitiva approvazione dello stesso, su un sito privato. Invano abbiamo chiesto al collega di farci conoscere la sua fonte. A causa della sua reticenza, abbiamo dovuto applicare a quel punto un precedente, consistito in un atto di incolpazione, in precedenza contestato addirittura in danno di un Consigliere in carica (per la precisione dell’allora Consigliere Mauro Vaglio), nel periodo della Presidenza del Consigliere Conte che, con signorilità, non avendo trovato allora niente da dire, dovrebbe ammettere oggi che chi è colpa del suo male deve piangere se stesso.
E per finire, le conseguenze toccate a questi poveri malcapitati, vittime di Giustizia Politica, dimostrano la qualità dei rilievi mossi dalla Consigliera Stoppani. Sino ad ora, una pratica è stata archiviata previo scuse fatte ai rappresentanti degli Avvocati Stabiliti, poi ci sono state due non doversi procedere ed è stata comminata una censura. In adunanza, invece, si è sentita gente dire che non voleva partecipare ad un procedimento disciplinare per non giudicare “un amico del Rotary” o “un vecchio amico di mio padre”, contro ogni decenza, legalità e, in ultimo, dignità consiliare. Questa gente dovrebbe ricordarlo e tacere. Questa gente considera la legalità una questione privata. Come in questi giorni ha detto la Rossi, ex Consigliera, fare disciplina allontana i consensi … Quelli che oggi giudicano e parlano, quando è toccata a Loro, ne hanno fatta o si sono tenuti intorno solo buoni amici, magari elargendo archiviazioni?”.
Per concludere, avendoLe rubato anche troppo tempo, confido in una corretta informazione, in una attenzione critica da parte dell’Avvocatura, nel rapido risolversi di queste pendenze e nella reazione che la Giustizia opererà per noi contro queste calunnie.
Cordiali saluti
Cons. Avv. Aldo Minghelli