Pregate in casa o in chiesa e non davanti alle cliniche dove si pratica l’aborto

Il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino che, come papa Francesco, la bontà ce l’ha scritta in faccia, ha osato dire che non si identifica “con i visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche, che praticano l’interruzione della gravidanza”, suscitando l’indignazione dei cattolici oltranzisti. La Nuova Bussola Quotidiana, riporta, tra il molto altro a riguardo, la lettera aperta di una signora, indirizzata a mons. Galantino. “Trascrivo qualche riga: “Sono una donna ormai di mezza età, che è passata attraverso l’amara esperienza dell’aborto… per ben tre volte… Solo la fede ritrovata per grazia mi ha fatto comprendere l’atrocità di ciò che ho commesso… Se ho deciso di recitare il rosario in quei luoghi è stato solo per implorare una grazia per quelle povere donne. Ho pregato che il loro cuore potesse essere illuminato in un momento di così cupo dolore”. Scusi, gentile signora, ma la sua preghiera è diretta alla Madonna che illumina, oppure alle persone nella clinica? E non sarebbe meglio pregare in anticipo, in chiesa o in casa, affinché l’illuminazione mariana giunga prima che sia stata presa la grave decisone di entrare in clinica? Le riporto un bellissimo passo del vangelo: “E quando pregate, non siate come gli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per farsi notare dagli uomini… Ma tu, quando vuoi pregare, entra nella tua camera e, serratone l’uscio, prega il Padre tuo che sta nel segreto” (Cfr Mt 6, 5 – 6). Ci rifletta e vedrà che a recitare il rosario davanti alle cliniche non ci andrà più.

Renato Pierri

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