Risa amare

Pino Daniele festeggia con “Nero a metà” il suo ritorno al passato, l’amore per il blues ed i rapper, l’amerezza per il vuoto che c’è in Italia e la sua fiducia in Renzi. Festeggiano Fiat e Chrysler, con un piano da 55 miliardi che prevede sette milioni di auto entro il 2018 ed il rilancio di Alfa Romeo, con Marchionne che cita Tolstoj: “Si dice che la realtà è quello che esiste o che esiste solo quello che è reale: la realtà vera, che è quello che realmente conosciamo, è quello che non è mai esistito. L’ideale è quello che conosciamo per certo. Ed è solo grazie a questo ideale che conosciamo e questo è perché l’ideale da solo può guidarci nelle nostre vite, sia individualmente sia collettivamente”.
Un bel giro di parole per affermerare che lui ha sempre inventato realtà in crescita per il suo gruppo, anche quando si trattava di chiudere, tagliare e spostare all’estero le sedi legali, nonostante gli aiuti di stato.
Non ride, invece, la premier thailandese Yingluck Shinawatra, giudicata responsabile del trasferimento di un alto funzionario poco dopo essere stata eletta nel 2011, con una decisione della Corte Suprema arrivata dopo che dallo scorso novembre l’opposizione, sostenuta da un forte movimento di piazza, chiede le sue dimissioni per corruzione e per essere manovrata dal fratello, l’ex premier Thaksin Shinawatra, fuggito all’estero per non scontare una condanna per abuso di potere, con scontri che hanno provocato una ventina di morti e centinaia di feriti.
E non ride il nostro governo, dopo la spaccatura sulla riforma del senato, con 15 i sì all’ordine del giorno presentato da Roberto Calderoli, che di fatto ha aperto delle crepe tra coloro che sostengono l’esecutivo.
Ed anche se alla fine il testo base è passato e Renzi ha espresso soddisfazione su Twitter, è stato costretto a minacciare la crisi e a usare le maniere forti per tenere assieme tutti i suoi.
Parla di “un passo avanti importante”, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi (di cui si paventavano le dimissioni, in caso di esito finale negativo) perché, spiega, è stato raggiunto un obiettivo fondamentale.
Ma la fibrillazione nell’esecutivo è al massimo ancvhe per l’attrito crescente fra Renzi ed il sindacato.
Dopo che la Camusso aveva parlato di “insofferenza per la concertazine”, accomunando renzi a Monti, il premier risponde che si andrà avanti senza il sindacato, giustificando l’oerato del governo che vuole “cambiare musica”, mentre i sindacati cercano solo di “bloccare tutto”.
Fra Tg5 e Ballarò, avverte che partirà dall’obbligo, per i sindacati, “di mettere on line ogni centesimo speso” e di voler proseguire nella rotta del cambiamento, con o senza di loro e pretendendo che i dirigenti abbiano un tetto allo stipendioe i burocrati facciano un passo indietro.
Dice che in questo momento, con una dissocupazione al 13%, occore soprattutto creare lavoro e sottolinea che: “Il fatto che il massimo dell'elaborazione concettuale del leader Cgil sia l'attacco al governo, e non la preoccupazione per i disoccupati, è triste per i militanti della Cgil. Se Camusso ha un problema interno perché Landini chiede cose diverse è problema loro, noi vogliamo discutere ma basta con il potere di veto”.
E’ pronto a scommetre, contro gli esperi di Bruxelles, sull’effetto dei suoi 80 eiro di aumento ed aggiunto che se Bruxelles “ha fatto il Fondo salva Stati e il Fondo salva banche”, ora avviene qualcosa di diverso, con un “governo cheinizia a fare qualcosa per salvare le famiglie”.
Conferma che il 27 maggio il bonus da 80 euro per redditi inferiori ai 1500 ci sarà ed interviene anche sui recenti fatti di violenza nel calcio, dicendo senza giri di parole che è giusto che siano le società di calcio a pagare i costi per la sicurezza necessari per garantire lo svolgimento delle partite.
Dunque per lui è iniziata una “rivoluzione pacifica” , contro cui agiscono varie resistenze, quella dei sindacati (minacciati da un numero miniore di permessi per assenze dal lavoro) e di burocrati e manager con altissime prebende.
Al Corriere, infine,i conferma la sua previsione secondo la quale si tornerà al voto nel febbraio 2018, cioè a scadenza della legislatura. E riflette amaro sul voto del 25 maggio: “La legittimazione popolare non l’avrò mai, neanche se il Pd stravincesse alle Europee; a questo giro è andata così, mi basta la legittimazione costituzionale prevista dalle norme”.
Credo che sia molto attenta l’analisi di Silvano Miniati, già segretario della Cgil pensionati, su Avanti, quando dice che la sinistra ha esaurito da tempo le strade di uscita facili perché, ormai, sono parecchi anni che di fronte a qualsiasi provvedimento impegnativo che viene prospettato si cercano posizioni equilibriste. Ed ancora che, molto spesso, il sindacato ha agito ed agisce come forza conservatrice, perché si mette in discussione il minimo, ci si arrocca e non si pensa a cosa si possa fare di meglio, facendo trattative a ribasso, come, ad esempio, nel caso di quella a Dubai per Alitalia.
Come avveete Alberto Capocelli, Renzi vuole fare cose importanti e sta tentando di farle, ma progressivamente crescono introno a lui i piccoli corazzieri del “credere, obbedire, combattere”.
Sicché l’impressione è che, lui sottovbaluta che combattere nemici potenti bisogna avere alleati potenti; non si vince la lotta contro l’alta burocrazia o i grandi dirigenti delle banche se ti isoli dai lavoratori, perrché se vuoi rivoluzionare la macchina dello Stato devi avere come alleati quelli per cui dici di fare questa battaglia per farli star meglio.
D’altra parte, come dice Gialuigi Da Rold, il gollismo che ancora ispira la francia, come anche certo comunismo che ha la sua “cinghia di trasmissione” nel sindacato, appartengono ormai alla archeologia politica.
Un triste Danton diceva a Robespierre: “la rivoluzione è come Saturno, mangia i suoi figli” ed io davvero non vorrei che renzi, alla fine, fosse divorato proprio dalla “pacifica” rivoluzine che cerca di innescare.

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