Come medico sono sempre molto preoccupato dalle disfunzioni che, sovente, anticipano autentici crolli funzionali, aprendo la strada a gravi condizioni.
Così il fatto che Napolitano abbia voluto incontrare oggi Renzi per fare il punto sulla situazione politica, che il Movimento 5 Stelle continua a guagnare punti mentre il Pd ne perde e che Berlusconi è partito, come al solito da Porta a Porta, alla carica per queste elezioni europee lasciando intendere che il supporfto al governo non è affatto scontato, mi preoccupa non poco.
Scrivono alcuni giornali che dopo l'affondo in tv di Silvio Berlusconi, il presidente del Consiglio starebbe pensando di estendere l'Italicum anche per il Senato e di andare alle urne in autunno, prononendosi di far sì che sia un nuovo parlamento a eleggere il successore di Napolitano.
Già ieri, in un 25 aprile incerto non solo da un punto di vista atmosdferisco, con anche l’Ucraina incandescente e le borse scricchiolanti, il ministro delle riforme Maria Elena Boschi aveva detto che quella del leader di Forza Italia è strategia elettorale e sarebbe meglio se Berlusconi prendesse una decisione sulle riforme.
Ma l’ex premier ed ex Cavaliere non vuole fare la parte del “chierichetto di Matteo”, ma piuttosto tirare la corda fino al limite possibile, cercando di recuperare forza contrattuale ed elettorale.
Non a caso ha detto in più occasioni che quelle che arrivano non sono le “riforme e del signor Renzi ma le nostre riforme” ed aggiunto che se c’è “qualcuno che da vent'anni chiede e vuole fare le riforme, questo si chiama Forza Italia, si chiama Silvio Berlusconi”.
Non ha perso per nulla lo smalto comunicativo Berlusconi che sa bene quali sono i punti nevralgici della questione e per questo afferma anche che i bisogna rivedere il fiscal compact e il limite del 3% tra il debito e il pil, perrché sono antistorici ed occorre pertanto chiedere una “moratoria” ad una Europa troppo germanocentrica.
Non si rispiarma berlusconi che dopo Porta a Porta, ieri, a Milano, presentando i candidati Forza Italia alle Europee per la circoscrizione Nord Ovest, è stato accolto da un lungo applauso della sala ed ha avuto modo di ribadire una sua idea di larga presa , quella secondo cui lL'Italia è ormai governata da esecutivi non eletti dal popolo, a partire da Renzi che “non era nemmeno candidato alle elezioni nazionali ed ha portato persone sconosciute nella squadra di Governo”.
Per lui una ulteriore tragica malattia è Grillo che è l’espressoone furba di chi sacalvacare, ma senza vere soluzioni, la rabbia e la delusioner degli italiani.
Renzi, che non è certo uno sciocco e che quindi sa che in queste ore è il compromesso las carta da giocare, con gli argomenti della sinistra interna, dei lettiani, dei dalemiani presunti o autentici e con gli affondii tanto di Berlusconi che di Grillo, ha chiamato Luigi Zanda e Anna Finocchiaro a Palazzo Chigi, per arrivare ad una sintesi dei punti da modificare nel testo governativo sulla riforma del Senato ed insieme sminare le obiezioni di Chiti e di Errani, delle Regioni e dei tecnici di Palazzo Madama, per arrivare, alla fine, all’adozione di un (nuovo) testo base, con tanto di suggello nella riunione del Pd di martedì prossimo.
La sintesi cui sta lavorando il presidente del Consiglio è in sostanza un testo che mantiene la non elettività dei senatori (verrebbero indicati al momento dell’elezione dei consiglieri regionali) e tiene fermo il downgrading di Palazzo Madama a Camera che non vota la fiducia. Verranno probabilmente aggiunte alcune competenze legislative, altre di garanzia, ma resteranno inalterati i principi cardine degli obiettivi di Renzi, che ieri Berlusconi, con qualche incertezza, ha comunque confermato: “Manteniamo tutti gli impegni che abbiamo assunto con Renzi, il primo impegno è la riforma del Senato: deve costare di meno, non deve votare la fiducia al governo, non deve essere elettivo”, ha detto l’ex premier, che la settimana prossima dovrà decidere se accontentarsi di un voto in Commissione prima del 25 maggio o se forzare la mano e cercare una lettura nell’aula di Palazzo Madama prima delle elezioni europee, dunque della data che lui stesso ha indicato tempo fa.
Ostenta ottimismo Renzi, nonostante segnali inquetanti che provengobno da un Napolitano non del tutto rassicurato ed un dissidio interno ed esterno crescenti.
Dice ai suoi che i sondaggi sono perlui e per il suo Pd, perché: “ la fiducia nel sottoscritto è in aumento il Pd è sopra il 35%, mentre Grillo è lontano, accreditato di un 21,9%”.
Ma nonostante tutto, dicevamo, Napolitano ha voluto vederlo in umn incontro di un’ora al Colle, deciso a vederci nell’ingarbugliata matassa delle riforme, finite sotto diktat incrociati e venti della campagna elettorale.
Dopo l’incontro, ai cronisti che gli chiedevano un commento sul faccia a faccia con Napolitano sulle riforme, Renzi non ha invece risposto, facendo ancor più temere che lo stesso non rientra, come invece detto, nella normale dialettica parlamentare, ma èil segnale di un momento delicatissimo ed anzi cruciale.
L’auspicio di tutti in una situazione ancora tanto ingarbugliata è che il tavolo del Nazareno non salti e che il governo vada avanti secondo il suo programma , anche senza Forza Italia, in cerca di consensi elettorali per risalire la profonda china in cui è precipitata.