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Anche Lecce tra le zone franche urbane. I solleciti e gli appelli dello “Sportello dei Diritti” e dell’avvocato Villani finalmente accolti

Finalmente Lecce è “Zona Franca Urbana.

La notizia arriva dopo le innumerevoli sollecitazioni ed appelli dello “Sportello dei Diritti” – giunti sino alla televisione pubblica nazionale con la trasmissione “Report” – che da anni attraverso interventi, pubbliche iniziative e comunicati stampa del presidente Giovanni D’Agata congiuntamente al tributarista leccese avvocato Maurizio Villani, ha invitato la politica locale sino ad oggi inerte a darsi una mossa per darsi da fare al fine di addivenire all’attuazione del provvedimento strategico affinché tutti i contribuenti leccesi godessero delle importanti agevolazioni e vantaggi previsti.

È stato pubblicato, infatti, sulla Gazzetta Ufficiale n. 79 del 4 aprile 2014, il decreto interministeriale che include Lecce tra le zone franche urbane insieme ad altri 10 comuni pugliesi (Andria, Barletta, Foggia, Lucera, Manduria, Manfredonia, Molfetta, San Severo, Santeramo in colle e Taranto).

Il Decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, del 21 gennaio 2014 apporta delle modifiche al Decreto 10 aprile 2013 recante condizioni, limiti, modalità e termini di decorrenza delle agevolazioni fiscali e contributive per le imprese delle Zone Franche Urbane (ZFU) delle Regioni Convergenza, e finalmente aggiunge la Regione Puglia tra le Zone Franche Urbane.

Come ormai noto, infatti, mentre il 19 marzo 2013 il Ministro dello Sviluppo Economico aveva approvato il Decreto attuativo delle Zone Franche Urbane, pari a complessivamente 44 zone, individuate tra le Regioni meridionali Campania, Puglia (Andria, Lecce, Taranto, Barletta, Foggia, Lucera, Manduria, Manfredonia, Molfetta, San Severo, Santeramo in Colle), Calabria, Sicilia più (in via sperimentale) i Comuni della Provincia Sarda di Carbonia-Iglesias, successivamente il decreto del 10 aprile 2013 aveva individuato 33 Zone delle regioni Calabria, Campania e Sicilia, e in via sperimentale, del territorio dei comuni della provincia di Carbonia-Iglesias nell’ambito dei programmi di sviluppo e degli interventi compresi nell’accordo di programma “Piano Sulcis”, con la completa esclusione delle zone franche urbane pugliesi e, quindi, anche di Lecce.

Tanto è avvenuto perché la Regione Puglia aveva dichiarato di voler far fronte essa stessa con i propri strumenti finanziari agli interventi previsti per la realizzazione delle Zone Franche Urbane.

Ebbene, la dotazione finanziaria destinata dalla Regione Puglia alle Zone franche urbane ammonta a complessivi 60 milioni di euro a valere sugli Accordi di programma quadro “Sviluppo locale” del Fondo di Sviluppo e Coesione 2007-2013.

Quasi 5 milioni di euro spettano alla città di Lecce per consentire di avviare nuove aziende nelle zone franche con l’esenzione di una serie di imposte, tra cui Ires, Irap, e IMU e i contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente.

Pertanto, dopo un lungo iter burocratico, con la delibera 186 della giunta comunale leccese, le ZFU diventano realtà e, tra i beneficiari a cui destinare il 30% delle risorse finanziarie disponibili, ci saranno le imprese di nuova o recente costituzione e le imprese sociali. Il 15% ad entrambe le tipologie, siano esse formate da giovani o da sole donne. Un incentivo fruibile dietro presentazione di istanza al Ministero delle Sviluppo Economico, per 14 periodi d’imposta (14 anni), in misura piena nei primi 5 anni e con percentuali minori nei successivi. La delibera permetterà ora alla Regione di inviare al Ministero le scelte dell’amministrazione comunale. Ad emettere il bando sarà il Mise, a favore delle imprese che si insediano. A Lecce è da considerarsi Zona Franca urbana la 167 A, B e C, aree che al momento solo in parte sono in via di sviluppo, in alcune zone sono già in essere i contratti di quartiere – San Sabino- fra tutti che prevedono la riqualificazione della zona di via Bari e piazza Napoli.

Più volte, peraltro, ho sollecitato, la classe politica leccese affinché si attivasse nel più breve tempo possibile nell’attivare le ZFU, con vari articoli sull’argomento consultabili sul sito del mio studio http://www.studiotributariovillani.it/studio/index.asp:

21/02/2014 – Zona Franca Urbana (ZFU) occasione persa per Lecce;

18/01/2014 – Ulteriore appello alla classe politica pugliese e leccese. Lecce deve diventare zona franca urbana o zona a burocrazia zero purchè si sbrighi;

08/11/2013 – Zona a burocrazia zero nel ‘Decreto del Fare’;

18/10/2013 – Appello alla politica salentina affinché Lecce diventi zona franca urbana o a 'burocrazia zero';

09/10/2013 – RAI – Report di lunedì 07 ottobre 2013. Intervista all'Avv. Maurizio Villani sulla zona a burocrazia zero e sulla zona franca urbana, che sino ad oggi non sono state istituite a Lecce;

15/07/2013 – Lecce deve diventare zona franca urbana o zona a burocrazia zero purchè si sbrighi;

04/02/2012 – Zone a burocrazia zero (ZBZ) La procedura da seguire per la relativa istituzione, così come si sta facendo a Lecce;

28/12/2011 – Lecce – Zona a burocrazia zero.

Giova ricordare che le Zone Franche Urbane sono aree infra-comunali di dimensione minima prestabilita dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro-imprese. Obiettivo prioritario delle ZFU è favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri e aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, e con potenzialità di sviluppo inespresse.

Con l’art. 37 del D.l. n. 179/2012 del 18 Ottobre 2012 l’esecutivo Monti, per dare un aiuto all’economia di alcune zone d’Italia, aveva inteso riprogrammare le agevolazioni fiscali e contributive previste dalla legge 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) – prevedendo a favore delle piccole e micro imprese localizzate nelle Regioni Convergenza (tutte meridionali) l'esenzione dal pagamento delle imposte sui redditi, dell’Irap, dell’IMU e dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente.

Ma operativamente le Z.F.U. non sono mai “decollate”, forse per esigenze di gettito, nonostante l’allora Ministro dello Sviluppo Economico, in data 28 ottobre 2009, arrivò ad avviare anche la stipula dei “contratti di zona franca urbana” con i sindaci dei Comuni interessati (impegni reciproci assunti dal Ministero e dai singoli Comuni per accompagnare e rafforzare l'azione di sviluppo nelle ZFU).

Orbene, ora per tali aree è prevista l'esenzione dalle imposte sui redditi fino a 100mila euro per periodo di imposta, limite maggiorabile di 5mila euro per ogni nuovo dipendente assunto a tempo indeterminato. Lo sgravio è discendente, dal 100 al 20%, nell'arco di quattordici periodi di imposta. Esenzione anche dall'Irap, in questo caso quinquennale, con esclusione di plusvalenze e minusvalenze dal calcolo del valore della produzione netta. Per i soli immobili collocati nella Zfu e utilizzati per l'esercizio dell'attività economica, scatta inoltre l'esenzione dall'Imu per quattro anni. Infine, per i soli contratti a tempo indeterminato oppure che non abbiano una durata inferiore a 12 mesi (e a condizione che almeno il 30% degli occupati risieda nell’area della Zfu), è riconosciuto l’esonero al versamento dei contributi, anche in questo caso a scalare, dal 100 al 20%, fino a quattordici anni.

Tra i requisiti di cui all’art. 37 del decreto Crescita, le agevolazioni sono aperte a micro e piccole imprese, già costituite alla data di presentazione dell'istanza, che svolgono la loro attività all'interno della Zfu e che non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali. Tra le condizioni per l'accesso agli incentivi, le aziende «che svolgono attività non sedentaria» dovranno dimostrare di avere almeno un lavoratore dipendente a tempo pieno o parziale che svolga nella sede collocata nella Zfu la totalità delle ore e di realizzarvi non meno del 25% del volume d'affari complessivo.

Per fruire delle agevolazioni, le aziende in possesso dei requisiti dovranno presentare domanda nei termini che saranno indicati nel bando del ministero dello Sviluppo economico. Nella domanda, dovranno essere indicati l'importo delle agevolazioni richiesto e le eventuali.

Finalmente un provvedimento strategico, che se ben utilizzato, darà un contributo decisivo per sostenere lo sviluppo del nostro tessuto industriale, ed offrirà al mondo delle imprese opportunità concrete per investire sul territorio.

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