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CEFALONIA NON HA NIENTE A CHE FARE CON IL 25 APRILE

Si avvicina il 25 Aprile con le solite rievocazioni 'partigiane' della nostra storia tra le quali è ormai triste abitudine inserire la tragedia avvenuta a Cefalonia senza minimamente riflettere sul carattere di episodio MILITARE triste e doloroso della stessa nulla avente a che fare con la RESISTENZA propriamente detta cioè quella ideologica divenuta con il passare del tempo sempre più contigua con le fandonie sparate dalla Sinistra Comunista purtroppo tacitamente accettate dalle altre componenti il panorama politico italiano compresa la cd Destra, timorosa -salvo lodevoli eccezioni- di NON apparire abbastanza… 'antifascista'
L'ho detto e ripetuto in tutti i modi, nei miei libri e nelle mie esternazioni scritte o in pubblici convegni ma non c'è stato verso di far entrare nella loro testa che sono in errore soprattutto nei riguardi della STORIA: quella vera si intende.
Quest'anno proverò a ripetere IN VERSI come andarono veramente ile cose a Cefalonia.
L'hanno capito ormai in tanti: non posso credere che tra coloro che NON aderiscono al pensiero 'unico' comunista -peraltro in
via di estinzione- ci sia ancora una certa reticenza che mi porta a ritenere che o sono IMBECILLI o in MALAFEDE.
TERTIUM NON DATUR
Massimo Filippini

– CEFALONIA –

“Cefalonia è µn argomento oggi assai d'attualita'
ma, purtroppo, raccontato senza dir la Verita'
Scribacchini e mentitori, falsi storici e venduti,
hanno detto sol menzogne e per giunta son creduti. (1)

Oggi giunta pero' e' l'ora di por fine a tale imbroglio
ed all'uopo raccontare tutto il vero qui vi voglio.
Dice infatti la vulgata, capitata a noi in sorte,
che resistere la “Acqui” volle, a costo della morte,

che soldati ed ufficiali, con comunita' d'intenti,
preferirono morire senza tanti complimenti.
A sostegno di tal tesi, vien citato un plebiscito (2),
che l'inizio avrebbe dato ad un tal macabro rito.

Generali e colonnelli, graduati e truppa tutta,
si sarebbero accordati in tal sorta di combutta
tesa a far di Cefalonia un immenso cimitero:
io domando, a questo punto: “Ma vi par che cio' sia vero ?”.

Questa dunque la storiella (3), ripetuta a destra e a manca,
della quale fino ad oggi, di parlar non ci si stanca,
e su cui, cio' ch' è indecente, s'è creata un'epopea
che si fonda sopra il nulla perche' il vero non si crea.

Ma vediamo di chiarire queste nostre affermazioni
e iniziamo con i nomi di Apollonio e Pampaloni.
Furon, questi, due signori che, per boria o tracotanza,
della Divisione Acqui provocaron la mattanza. (4)

Capitani eran costoro, per di piu' di complemento,
che incuranti d'ogni norma e qualsiasi regolamento,
affondarono ai tedeschi, con le loro batterie,
due natanti che portavan solamente salmerie (5)

ai compagni di Argostòli che attendevano le stesse,
mai pensando che l'inferno su di lor dal ciel piovesse.
Fu un azione proditoria che miro' a creare “il fatto” (6)
che impedisse proseguire coi tedeschi ogni contatto

per raggiungere una resa, onorevole e sicura,
che alla “Acqui” evitasse ogni sorta di sciagura.
Ancorche' fatta cessare, tale folle iniziativa
compromise detti accordi in maniera decisiva.

Giunse infine dall'Italia il comando perentorio (7)
di resistere ai tedeschi: tutto cio' e' ormai notorio
ed e' anche risaputo come ando' a finire il tutto:
in un modo orrendo e tale che dovunque porto' lutto.

Di Caduti e Fucilati, e' terribile il conteggio
che ancor oggi ci fa dire:”Non poteva andare peggio”.
Se l'eccidio fu un orrore che ci angoscia tutti quanti
dello stesso nominare qui dobbiamo anche i mandanti.

Essi furon quegli stessi che, con grave sedizione, (8)
aggredirono i tedeschi provocando la reazione
di tal belve inferocite, si' che al fin della tenzone
non rimase quasi traccia della bella divisione.

Di costor le malefatte travisate furon poi,
additandoli, per giunta, come veri e propri eroi.
E' incredibile ma vero e purtroppo dura ancora
un cotal travisamento che la storia “vera” ignora.

Ma speriamo che sia giunto il momento degli onesti
e che in mano dei cialtroni la vergogna solo resti,
d'aver detto per decenni solamente falsita'
finalmente smascherate dalla pura Verita'

Se a qualcuno, tuttavia, una storia cosi' amara,
non dovesse risultare come a noi del tutto chiara,
o nutrisse ancora dubbi e convinto non si fosse,
interpelli Pampaloni (9) che le ” sparera' ” (10) assai grosse.

Massimo Filippini

Pasqua 2003

________________

Quando scrissi la presente non sapevo un'altra cosa
di cui adesso sono in grado di parlare più che a iosa:
ignoravo la menzogna del “gran numero dei Morti”
nonostante tanti dubbi nel frattempo fosser sorti.

Oggi infatti sono in grado di affermar, dati alla mano,
che fu ordito un grande inganno per il popolo italiano.
Novemila o diecimila sono numeri inventati
e da anni impunemente alla gente propinati

con diabolico disegno, da signori in malafede:
venga fuori chi attualmente a costoro ancora crede.

Massimo Filippini

Natale 2005

1) – Gli “scribacchini” sono TUTTI COLORO che, pur ignorando i fatti si ostinano a scriverne con prosopopea mossi esclusivamente da motivi ideologici 'resistenziali' nulla aventi a che fare con la vicenda prettamente MILITARE di Cefalonia; e quei pochi, tra costoro che sanno qualcosa, sono anche dei “mentitori” perche' pur sapendola tacciono o travisano la verita'.
I “falsi storici” sono i 'cattedratici' ovvero i “baroni” universitari che si sentono autorizzati -in esclusiva- a trattare un argomento di cui pochi di loro sono al corrente e, tra questi ultimi, quasi tutti sono reticenti o dicono bugie.
I “venduti” infine allignano in gran numero tra le predette categorie e la loro caratteristica consiste nell'ossequiosa adesione alle tesi “personalissime” di cui fu autore a marzo 2001 il presidente Ciampi il quale, improvvisatosi storico, le impose mostrando di non tenere in alcun conto il dibattito tra gli storici o meglio di quelli, tra gli storici, che non la pensano come lui.
“Ciampi dixit” e' l'ukaze in materia e su di esso si e' ritrovata concorde l'Armata Brancaleone degli storici o presunti tali provenienti dalle vetuste fila degli azionisti e dei loro sempreverdi compagni comunisti.

(2) – Il “plebiscito” ovvero il “referendum” indetto dal gen. Gandin tra i soldati, che avrebbe avuto una risposta “concorde, unanime e plebiscitaria” rappresenta uno degli aspetti piu' inverosimili della tragedia ma, poiche' Ciaa Cefaloniampi -mostrando una scarsa conoscenza dei fatti- ne parlo' in termini apologetici il 1 marzo 2001 a Cefalonia, esso e' divenuto il cavallo di battaglia della storiografia “resistenziale”, nonostante il levarsi da tante parti di voci incredule o nettamente discordi come quelle di alcuni Superstiti riportate anche nel mio Sito www.cefalonia.it .
Si tratta persone che erano presenti in quei momenti ma, quello che hanno detto non è tenuto in alcun conto dagli imbroglioni di cui sopra.

(3) – La vicenda di Cefalonia fu una tragedia che costo' molte Vittime e pertanto e' immorale raccontarla al pari di una “storiella” su cui, per giunta, edificare un mito che, come la “resuscitata” Relazione del. t. col.Picozzi (da me portata alla luce dall'Archivio dell'Uff. Storico EI) dimostra, servi' ad occultare soltanto le vere responsabilita' dei fatti.

(4) – I due ufficiali, il primo, Renzo Apollonio, tenente in procinto di passare in servizio effettivo ed il secondo, Amos Pampaloni, capitano di complemento del 33* Artiglieria, ebbero, come e' noto, una parte di primissimo piano nel causare i fatti al punto che si puo' tranquillamente affermare che se essi, specie il primo, fossero rimasti -come era loro dovere- obbedienti agli ordini dei loro Superiori, la tragedia, di cui furono la principale concausa, non sarebbe avvenuta.

(5) – Il termine “salmerie” risponde ad esigenze di rima e di chiarezza storica escludendo esso che a bordo delle due imbarcazioni vi fossero soldati ed armi in gran quantita' per tentare uno sbarco, come i professionisti della menzogna, su indicazione dell'Apollonio, hanno scritto.
Il Reduce Alfredo Reppucci che era accanto ad Apollonio al momento del proditorio cannoneggiamento riferisce di aver visto addirittura due muli e. soprattutto, che i tedeschi quando si videro presi a cannonate lanciarono in aria dei razzi colorati per farsi riconoscere: un ben strano modo di tentare uno sbarco (v. file:///C:/Documents and Settings/brico/Documenti/copia_sito_14_08_2011/Il_Reduce_Alfredo_Reppucci_racconta….html )
Cio' ha indotto anche il prof. Rusconi -l'unico cattedratico non prevenuto nei nostri confronti- a dissentire da tale fandonia in un suo saggio sulla vicenda (Cefalonia. Quando gli italiani si battono).

(6) – L'allusione al “fattaccio compiuto” di cui in un primo tempo si vantarono i “ribelli” di Cefalonia i quali, dato il clima del primo dopoguerra, non esitarono a dire di aver aperto il fuoco non per evitare uno sbarco -che non esisteva- ma proprio per creare una situazione di non ritorno per il gen. Gandin impegnato nelle trattative con i tedeschi.
Con il tempo l'espressione venne “ritirata” poiche' i predetti ribelli ritennero giunto il momento di rientrare nella legalita' ed all'uopo raccontarono le balle della “potente flotta da sbarco” respinta dalle batterie degli “intrepidi” ufficiali, in obbedienza (sic!) di ordini del proprio generale che, essendo morto non pote' certo smentirli.
Altro che mito, qui siamo nella leggenda…

(7) – Il “comando perentorio” e' il famoso ordine del governo rifugiato a Brindisi che, con criminale incoscienza ingiunse al gen. Gandin di “resistere con le armi” ai tedeschi, pur sapendo di non poterlo aiutare in alcun modo. Se ne parla poco da parte dei sostenitori della fanfaluca del “referendum” perche' quest'ultimo perderebbe la sua importanza di elemento chiave nella “storiella”: e poi l'ha detto Ciampi che a Cefalonia si volevano far ammazzare tutti e cio' basta e avanza…

(8) – Di “sedizione” e “ammutinamento” si e' detto ampiamente e rimandiamo a quanto abbiamo scritto, anche nel Sito, analizzando le violazioni di leggi e regolamenti militari ivi avvenute, che trasformarono in un “Far West” l'isola greca nell'ambito di una vicenda, da Sergio Romano definita, con piena aderenza alla realtଠcome “una pagina nera della storia militare italiana”.

9) – L'ex capitano (compl.) di artiglieria Amos Pampaloni fece aprire il fuoco di sua iniziativa, cioè senza e contro gli ordini del Comando di Divisione e, negli anni successivi, incurante del fatto di aver provocato, con gli altri suoi compari, la rappresaglia tedesca rivendico' il merito di essere stato “il primo” ad aprire il fuoco.
Cio' anziche' una condanna per insubordinazione, reato da cui fu scandalosamente prosciolto, gli valse una Medaglia d'Argento che, in una con la sua militanza nell'allora PCI e in organizzazioni paracomuniste come l'ANPI, lo hanno portato a rappresentare un'icona vivente della parte peggiore della Sinistra: quella che pretende di esercitare, ancora oggi, la sua egemonia storico-culturale anche ricorrendo al mendacio, come per i fatti di Cefalonia.

(10) – Il futuro del verbo 'sparare' riferito al 'desso' e' usato per sintetizzare, al meglio, le sue mansioni di “sparatore” di cannonate, all'epoca, e di “sparatore” di balle, successivamente.

Massimo Filippini

www.cefalonia.it

https://www.facebook.com/groups/41647786913/
(gruppo FB Divisione “Acqui”)

MFilippini

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