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Nominate

L’adesione di Eliot al divino è una conquista faticosa attraverso la ragione e la passione unite assieme e vi sono momenti di questi giorni e della cronaca poliotica di essi (il decisionismo semprte più spiccio di Renzi e il declino sempre più netto e fatto di abbandoni di Berlusconi), che mi ricordano la poetica del grande inglese, con la sua poetica de caos e delle immagini spezzate, che tuttavia suggerisce “indizi e congetture” che alludono a qualcosa di compiuto al di là delle loro false parvenze.
Così come aveva fatto per le capolista Pd alle europee Matteo Renzi vuole privilegiare le quote rosa e nomina quattro donne ai vertici delleb più importanti industrie di stato.
L’aveva detto Renzzi che avrebbe puntato sulle donne e mantiene questa sua promessa, promuovendo al posto di comando dei “gioielli” di Stato tre done in carrierae mettendo mettendo fin,e in molti casi a leadership durate un decennio, con un cambiamento radicale all'insegna della parità di genere, che il prermier Renzi ha voluto simbiolicamente imprimere a società strategiche, presenti nei settori dell'energia, della difesa e della logistica.
La scelta non è stata facile. Ad ammetterlo il capo del governo che, dopo un incontro durato tre ore con il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, ha preso la sua decisione, riconoscendo che “E' stata dura” e di aver “ricevuto pressioni molto forti”.
Il risultato finale però lo ha soddisfatto, poiché è riuscito a cambiare quasi radicalmente i vertici di quattro aziende pubbliche, mentre resta, come unico rancore, il fatto che avrebbe voluto collocare cinque donne e ne ha imposte solo quattro, quanto basta però per dare un impronta “in rosa” al management delle aziende di Stato.
Comwe nelle poesie di Elliot, però, occorre leggere su vari piani i fatti ed il cambiamente sarebbe stato più meritorio se a una di questa manager fosse stato assegnato un ruolo di comando, mentre l’unioca data come amministratore delegato è Monica Mondarini, l’attuale numero uno di Cir e gruppo Espresso.
Inoltre, come su Lettera 43 scrive Paolo Madron, sono in molti a ritenere che in fondo, donne o non donne, le nomine varate dal governo risentono semmai della dialettica interna al Partito democratico, dove la componente minoritaria, forte del peso e dell'influenza dell'attuale ministro dell'Economia, è riuscita ad aggiudicarsi alcuni posti chiave: il più significativo (dopo le recenti polemiche) quello di Mauro Moretti, passato dalle Ferrovie a Finmeccanica, azienda tanto strategica quanto afflitta da una serie di scandali che, prima con Guarguaglini poi con la gestione leghista di Orsi, ne hanno travolto i vertici.
E se poi con senso critico e scevro da ogni romantica illusione si guardano i diversi consigli d'amministrazione delle partecipate, si vede bene come il blitz renziano (enfatizzato dal fatto che dopo anni i cui i vertici venivano rinnovati quasi in automatico stavolta si è cambiato tutto) abbia adeguatamente tenuto conto del manuale Cencelli, distribuendo in maniera equanime posti a personaggi legati ai partiti o alle loro correnti che sostengono l'attuale maggioranza.
Per chi cercva la poesia, c’è più emiozione personale ed umana in Bonaiurti che se ne va perché messo da parte dal padrone che adorava e che fa dire a Maria carfagna, amareggiata, che occore porre un freno allo svuotamento di Forza Italia, che si va esaurendo come un serbatoio rotto, privandosi delle migliori energie per inconcludenti dispute.
Mentre renzi punta sulle donne, Berlusconi sceglie un uomo, anzi un uomo nuovo su cui puntare tutto: Giovanni Toti e su lui investe il massimo e che, secondo republica, è l’artefice dell’idea di fare come renzi e cambiare se non il passo, almeno il sesso della politica, ponendo come capolista delle donne e facendo i nomi di Lia Sartori ed Elisabetta Gardini per quel che riguarda il Nordest, mentre per quel che riguarda la circoscrizione Isole è Gabbriella Giammarco la più nominata, mentre la Carfagna si tira dietro per favorire l’amico Fitto con cui ha ottimi rapporti da sempre.

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