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LETTERA APERTA A MATTEO RENZI

Gentile Dottor Renzi,

E’ indubbio che il suo ruolo di Presidente del Consiglio dei Ministri sia particolarmente variegato proprio manifestati gli obiettivi che il suo Esecutivo intende portare a buon fine per ridare all’Italia un ruolo che le spetta in Europa e nel mondo.

Il suo impegno, la sua gioventù e la sua voglia di gestire una politica diversa mi hanno stimolato a farle avere questa breve riflessione. La scrivo su questo quotidiano “on-line” che mi vede impegnato nelle riflessioni dirette ai Connazionali all’estero. Una fitta Umanità che si quantifica in milioni d’italiani oltre confine.

I problemi d’interesse, pur se trascurati, sarebbero tanti. Troppi per elencarli tutti in questa nota personale. Così circoscrivo il mio intervento.

Nello specifico, mi riferisco al disposto di cui all’art. 50 della Legge 18/1979 correlato al voto dei Connazionali in Europa presenti in Stato non UE. Ne deriva che migliaia d’italiani in Svizzera potranno esercitare il loro diritto di voto alle imminenti consultazioni per il rinnovo del Parlamento Europeo solo rientrando in Patria nei comuni d’originaria provenienza.

Mi chiedo, e le chiedo, come una normativa “vecchia” di 35 anni non sia stata adeguata alla realtà socio/politica del Vecchio Continente. Le perplessità derivano, soprattutto, dalla circostanza che altri cittadini UE, pur se residenti in Confederazione Elvetica, potranno esercitare il loro diritto di voto direttamente dal Paese ospite per posta o tramite consolato.

Nessuno, per quanto mi è noto, ha manifestato incertezza per quanto le ho significato e i preposti uffici del Ministero degli Affari Esteri non hanno fatto che confermarmi la circostanza che le ho esposto. Senza nessun commento che, comunque, sarebbe spettato ai politici.

Nel suo impegno per il “rinnovamento”, tenga anche conto di quell’Italia che, per motivi di sopravvivenza, ha trasferito le sue radici in altri Paesi nel mondo. Tenendo presente, tra l’altro, che un meccanismo di rappresentatività meno arcaico consentirebbe d’avere più Europa in Italia.

Con la consapevolezza, Signor Primo Ministro, di quanto la nostra Penisola ne abbia tangibile bisogno.

Giorgio Brignola

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