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     Il prossimo 24 aprile la Corte di Cassazione sarà chiamata a pronunciarsi in merito alla strage ThyssenKrupp del dicembre 2007 in cui persero la vita 7 nostri compagni di lavoro: Antonio, Roberto, Bruno, Angelo, Rocco, Rosa

Il prossimo 24 aprile la Corte di Cassazione sarà chiamata a pronunciarsi in merito alla strage ThyssenKrupp del dicembre 2007 in cui persero la vita 7 nostri compagni di lavoro: Antonio, Roberto, Bruno, Angelo, Rocco, Rosario e Giuseppe. Dopo le condanne inflitte inizialmente in primo grado, definite “storiche” ed “esemplari”, sono stati derubricati in secondo grado sia l’omicidio volontario, sia il dolo eventuale, che la Corte d’Appello ha trasformato in “omicidio colposo aggravato dalla colpa cosciente”: ampiamente ridotte le pene per tutti gli imputati. Non è stata la sensibilità dei giudici ma la mobilitazione popolare che ha portato alle condanne di primo grado, lavoro poi vanificato dal passare del tempo e dalla (quasi) totale cappa di silenzio calata dai media sulla vicenda, che ha portato poi al colpo di spugna in secondo grado.

In un Paese come il nostro, dove Vaticano, massonerie, lobby e grandi famiglie industriali hanno fatto e continuano a fare il bello e il cattivo tempo, vedendo profilarsi il più che fondato sospetto che in Cassazione vengano alleggerite le posizioni degli imputati, invitiamo lavoratori e cittadini a presidiare il palazzo dove ha sede la Corte di Cassazione a Roma il 24 aprile prossimo.

Per sostenere le famiglie delle vittime e i lavoratori e ricordare a quanti in questi anni – vertici aziendali, Confindustria, A.m.m.a., sindacalisti Uil conniventi con l’Azienda come Maurizio Peverati e Michele Carbonio e operai e quadri che hanno testimoniato il falso, hanno macchinato dietro le quinte con lo scopo di impedire l’accertamento della verità e delle responsabilità degli imputati – che la classe operaia non dimentica la più grande strage di lavoratori degli ultimi 30 anni che ha colpito Torino, culla della tradizione operaia e della Resistenza al nazifascismo.

Una città che, colpita duramente dalla crisi innescata dal capitale finanziario, fatica a trovare un nuovo volto che non sia quello tradizionalmente legato alla Fiat e al design automobilistico ormai al tramonto, complici il benestare politico di vecchi e nuovi amministratori (Chiamparino e Fassino) e l’appoggio finanziario da parte di gruppi bancari (in primis Intesa San Paolo, il cui Presidente Bazoli è notoriamente legato alla formigoniana CL e ancor più al suo braccio finanziario, la potentissima lobby CdO, la Compagnia delle Opere) con l’appoggio possibile a colui che in pochi anni ha distrutto decine migliaia di posti di lavoro, non solo a Torino, delocalizzando la produzione in altri paesi: Sergio Marchionne. Una Città in cui il lavoro, divenuto sempre più precario, insicuro e mal retribuito, sta letteralmente scomparendo, lasciando decine di migliaia di persone senza alcuna prospettiva per il futuro. Una Città in cui il Sindaco P. Fassino appoggia l’inutile quanto costosa opera della Tav e assicura, parlando di Expo 2015, che “è responsabilità di tutti sostenere l’evento. Inutile dire che, come per la Tav, anche per Expo e i lavori per la sua realizzazione si sono scatenati gli appetiti di immobiliaristi, affaristi e politici legati alle onnipresenti (quando si parla di appalti e contratti pubblici milionari) imprese legate alla Compagnia delle Opere (CL) e per le quali son già partite numerose inchieste da parte della magistratura che hanno portato ad arresti per tangenti e illeciti amministrativi.

Piero Fassino non perde occasione per dare il suo sostegno a gruppi finanziari e industriali che, sperperando centinaia di milioni di euro in opere inutili, stanno affossando Torino (e l’Italia) ed è così responsabile di aver reso il capoluogo piemontese una delle città italiane più colpite dagli effetti della crisi. Proprio di questi giorni è la notizia, che suona come una vera e propria beffa, visti i numeri dei giovani disoccupati torinesi (35 % nel 2013), che proprio la nostra Città, durante il prossimo semestre europeo guidato dall’Italia, è designata ad ospitare il vertice europeo contro la disoccupazione giovanile.

Se non si rilancia il lavoro, utile e dignitoso, come unica misura per contrastare gli effetti più nefasti della crisi, si andrà inevitabilmente ad un aumento della conflittualità sociale. E le soluzioni potrebbero essere molte: aumentare l’orario di apertura dei musei, rilanciare il patrimonio artistico aprendo nuovi siti archeologici e rilanciando quelli già esistenti, potenziando il trasporto pubblico anche nelle fasce notturne, bonificando le ex aree industriali dismesse (compresa l’area ThyssenKrupp) dalle sostanze nocive, potenziando istruzione e sanità. Cittadini a pieno titolo, non considerati tali solo quando le amministrazioni devono “fare cassa” con tasse, balzelli e rincari di ogni genere.

Nessuna fiducia nelle istituzioni, complici dello stato di crisi in cui versiamo, ma al contrario rompere il meccanismo della delega e della sudditanza alla quale siamo abituati e lottare in prima persona, ognuno secondo le proprie possibilità e le proprie caratteristiche, per cambiare questo sistema produttivo che genera profitti (per la classe dominante) in cambio di lutti (per i proletari) e affermarne uno nuovo che stiamo già creando sulle ceneri del capitalismo ormai in disfacimento: il socialismo. Solo un sistema produttivo in cui siano i lavoratori stessi ad esercitare il controllo dei mezzi di produzione, e sulla sicurezza del lavoro, sarà in grado di eliminare i morti sul lavoro, vittime del profitto dei padroni.

Ci rivolgiamo alla parte sana del Paese, chi lotta contro la devastazione ambientale, per la dignità del lavoro e in difesa dei diritti, a quanti sono già in lotta per una società migliore, perché in vista del 24 aprile prossimo promuovano e partecipino in prima persona al presidio di solidarietà ai familiari di tutte le vittime del profitto davanti alla Corte di Cassazione a Roma, piazza Cavour. Noi non dimentichiamo.

Nessuna giustizia, nessuna pace.

Torino, 25 marzo 2014

Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino

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