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Marianna Madia e la vita che Dio darebbe e toglierebbe

Nel “nuovo che avanza” c’è anche Marianna Madia, ministro della Semplificazione e Pubblica Istruzione. Per comprendere tutta la ventata di novità che porta con sé Marianna Madia, bastano le parole che ebbe a pronunciare in un articolo su Il Foglio del 27 marzo 2008, parlando di aborto e di eutanasia: “Io sono cattolica praticante, e credo che la vita la dà e la toglie Dio, noi non abbiamo diritto di farlo”. Discorso vecchio, vecchissimo e sbagliatissimo. Il fatto che il creato, compresa la vita umana, dipenda da Dio, che Dio abbia il potere di creare e distruggere, non significa che questo potere sia continuamente in atto, vale a dire, per quanto riguarda la vita umana, che sia Dio a “decidere” di dare la vita e la morte ad ogni individuo. Questo concetto non trova seria rispondenza nelle Scritture, ed è contraddetto dalla ragione e dalla nostra esperienza. E' assurdo, infatti, attribuire a Dio ogni nascita o morte, soprattutto se queste sono disgraziate o accidentali (si pensi ad un concepimento a seguito di violenza). L'inviolabilità della vita non è un principio con valore assoluto, neppure per la Chiesa cattolica. Viene meno, ad esempio, nel caso della legittima difesa. Non si comprende perché non dovrebbe venir meno nel caso dell'eutanasia, soprattutto qualora questa sia invocata disperatamente, ma anche quando è certo sarebbe invocata da malati terminali non in condizioni di farlo, come ad esempio i neonati portatori di malattie gravissime ed incurabili. Ma perché dobbiamo pensare che debba provvedere Dio a togliere dalla sofferenza creature innocenti, e non piuttosto che sia proprio Dio ad affidarne all'uomo la responsabilità?

Renato Pierri

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