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Una donna su tre ha subito violenza in Emilia Romagna, il commento della Cinti

La responsabile dell'Italia Dei Diritti per l'Emilia Romagna: “La sensibilizzazione sull'argomento deve continuare ed ampliare il proprio raggio di intervento, assumendo forme diverse, trovando modalità di esposizione ed organizzazione sempre nuove, anche ed in particolare partendo dalle scuole, con progetti che coinvolgano studenti, insegnanti, operatori del sociale ed Amministrazione cittadina, attraverso un'attività di confronto e monitoraggio che non dimentichi l'importantissimo elemento culturale sul quale fa presa e di cui si alimenta da sempre la violenza sulle donne”

Bologna, 22 febbraio 2014 – A partire dai dati raccolti ed esposti da Intervita Onlus in occasione della sesta tappa del tour “Le parole non bastano”, organizzato per dire no alla violenza sulle donne attraverso un doppio appuntamento a favore della sensibilizzazione sul tema, risulta che in Emilia Romagna una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, mentre sei su dieci hanno affrontato minacce, oppure sono state afferrate o colpite. In termini economici, oltre che umani, tali atti hanno effetti economici negativi che superano 1,2 miliardi di euro. Il Sindaco di Bologna Virginio Merola, a tal proposito è intervenuto con queste parole: “La violenza contro le donne è un crimine che va perseguito con ogni mezzo”. E poi ha aggiunto: “Oltre a rappresentare un problema culturale, costituisce un costo sociale che frena lo sviluppo economico della società. I costi sostenuti dai bilanci pubblici dei servizi sanitari, sociali, di giustizia, sono costi che l'intero sistema Paese deve affrontare per arginare gli effetti negativi della violenza contro le donne”.

Luana Cinti, responsabile dell'Italia Dei Diritti per l'Emilia Romagna, si è così espressa in merito: ” I dati della violenza sulle donne, in tutte le sue forme, ed in particolare in quelle più subdole e pertanto pericolose, rappresentano da molto tempo motivo di allarme sociale in diverse occasioni al centro di incontri, campagne e manifestazioni volti alla sensibilizzazione, ma anche ad un invito più diretto alla riflessione attenta e concreta da parte delle figure che, a livello nazionale, sono deputate a valutare e porre in essere adeguate soluzioni, dunque ad acquisire piena consapevolezza delle conseguenze, sui diversi piani del sociale, di una reiterata prassi di violenza. Dal punto di vista psicologico e delle risultanze a livello di rapporti interpersonali, gli effetti delle aggressioni sono indubbiamente i più immediati ed evidenti per le donne coinvolte, con una accentuazione dell'elemento umano, ed un contemporaneo approfondirsi della necessità di analizzare mezzi e strategie di contrasto, soprattutto tenendo conto di quanto il problema non conosca affatto attenuazione, e al contrario interessi fasce d'età della popolazione sempre più basse. La sensibilizzazione sull'argomento deve continuare ed ampliare il proprio raggio di intervento, assumendo forme diverse, trovando modalità di esposizione ed organizzazione sempre nuove, anche ed in particolare partendo dalle scuole, con progetti che coinvolgano studenti, insegnanti, operatori del sociale ed Amministrazione cittadina, attraverso un'attività di confronto e monitoraggio che non dimentichi l'importantissimo elemento culturale sul quale fa presa e di cui si alimenta da sempre la violenza sulle donne. Una violenza mutevole nei suoi sistemi di approccio, camaleontica e al passo con i tempi, troppo spesso impercettibile in una società come la nostra, dove simili atti, e l'eventuale paura della riprovazione sociale, pare stemperarsi nel marasma della competizione globale a tutti i livelli e della crisi con i suoi imprevedibili effetti. Il dato economico è poi certamente parte integrante del problema della violenza, che si accompagna, e rende ancor più drammatica, la portata dei dati via via raccolti sull'argomento. Una società che continua ad alimentare, anche e soprattutto in maniera indiretta, la percezione di un rapporto distorto e in molti casi deviato, tra uomo e donna, dove i fatti di violenza creano forte indignazione all'interno delle singole comunità ma non trovano rispondenza efficace e compartecipata sul piano delle iniziative reali e a lungo termine, non possiamo che attestare l'enorme dispendio di risorse su altri fronti, da quello sanitario a quello giudiziario, per sopperire alle carenze protrattesi nel tempo, dal punto di vista culturale e degli interventi legislativi prioritariamente rivolti ad affrontare il tema in modo complessivo, con l'esigenza e la volontà di cambiare rotta, contribuendo all'instaurazione di un percorso nuovo che di fatto sinora ha vacillato”.

Ufficio Stampa Italia Dei Diritti Emilia Romagna
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