Quando si presentano fatti politici non coerentemente identificabili, la necessità di una riflessione si rende necessaria; anzi, indispensabile. Non andremo a ripercorrere le cause vere, o ritenute tali, che ci hanno portato ad affrontare una realtà unica e non solo a livello UE. Non servirebbe. La Penisola, nonostante le apparenti assicurazioni, continua la sua china recessiva. Sarà, come alcuni hanno scritto, un effetto “volano”, ma, intanto, a soffrirne gli effetti sono gli italiani o, meglio, la maggioranza di questa fitta umanità. La XVII Legislatura ha evidenziato tutte le mancanze di una politica non “vissuta” sulla propria pelle ed il Paese continua ad essere investito da responsabilità che spetterebbero ai politici, tutti e nessuno escluso, che ci hanno portato dove siamo. E’ vero che una Crisi di Governo, senza una nuova legge elettorale, sarebbe controproducente, ma, ci chiediamo, se andasse a buon fine tale normativa, cosa cambierebbe intorno? Ben poco; per non scrivere nulla. Sarà un tedio, ma è indispensabile ribadire che politica ed economia non sono strutturate per procedere sulla stessa strada. Magari su percorsi paralleli; ma con l’augurio che non s’intersechino più. Se bastasse solo la buona volontà per uscire dal tunnel della recessione, ne saremmo già fuori. Invece, il “buio” è ancora profondo e non vediamo segnali di “luce”. Tra incoerenza ed incomprensioni, c’è anche il rischio dei “ripensamenti”. I Partiti, vecchi ed i nuovi in apparenza, hanno trovato, per ovvie ragioni, solo sparuti punti da condividere per ridare fiducia ad un Paese che l’ha perduta proprio a causa di una politica incoerente gestita da chi, guarda caso, ora intende modificarla. C’è il sentore di una presa di coscienza a “compartimenti stagni”. Il principio dei “vasi comunicanti” da noi sembra inapplicabile. I risultati, purtroppo, non sfuggono più a nessuno. In queste settimane che ci separano dalla primavera, il Governo tenterà di rendere operativo un nuovo sforzo di “recupero”. Non sappiamo se ci riuscirà. Il Parlamento resta “sovrano” e l’Esecutivo non può sempre contare sulle mozioni di “fiducia”. Anche perché la “fiducia” bisogna meritarla e sapersela meritare. Sono gli “equivoci” che, non a caso, portano fuori strada e noi, quella “maestra”, l’abbiamo smarrita da tempo.
Giorgio Brignola