CISAL, ERA PROPRIO NECESSARIO NOMINARE DEI NUOVI PREFETTI?…

Nominare dei nuovi prefetti, mentre è allo studio un accorpamento che porterà alla riduzione delle prefetture, era proprio indispensabile?
E’ quanto si chiede – che con una nota ufficiale ha poi girato l’interrogativo al Ministro dell’interno e vice Premier, On. Angelino Alfano – Paola Saraceni, Segretario Generale del Dipartimento Ministeri-Sicurezza-Presidenza del Consiglio dei Ministri della Cisal-Fpc.
D’altronde, il suo interrogativo è uguale a quello di milioni di italiani, tra i quali certamente tutti i pensionati e i dipendenti della P.A. a cui da tanto, troppo tempo oramai, viene propinato il solito ritornello dell’impossibilità di un adeguamento verso l’alto degli stipendi, in nome di una necessaria – così ci ripetono da anni i governi che si avvicendano – spending review.
Portare a 207 – il massimo storico – il numero dei Prefetti, aumentalo di decine di unità, con tutto ciò che questo comporta in termini di spesa pubblica per i loro non proprio modesti indennizzi (giova ricordare l’elevata consistenza dei livelli stipendiali del personale della carriera prefettizia, peraltro svincolati dalle limitazioni previste dal D.L. 29 che disciplina le retribuzioni del personale del comparto ministeri – oggi ancor più penalizzato dal blocco pluriennale dei rinnovi contrattuali), che assicurerà loro un radioso futuro caratterizzato da un elevatissimo livello retributivo (e conseguente trattamento pensionistico), a prescindere dagli incarichi ricoperti, non appare assolutamente una manovra economica volta al contenimento della spesa pubblica.
In un momento di grave e prolungata difficoltà economica per il Paese (tanto da essere da molti paragonato a quello post-bellico), con milioni di disoccupati, migliaia e migliaia di esodati e pensionati, ma anche dipendenti pubblici (un tempo non molto lontano, ceto medio) che, con le loro famiglie, a causa del sempre più elevato costo della vita, cui si contrappone una sempre minore capacità di spesa e minore potere d’acquisto delle buste paga, non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, quando non addirittura alla terza settimana, questa operazione appare una scelta alquanto singolare, tanto per usare un eufemismo.
La circostanza appare ancor più anomala se si considera che, da tempo, è in discussione il provvedimento di abolizione delle stesse Province che, nell’ambito della politica di contenimento della spesa pubblica, secondo un documento diffuso proprio dall’Amministrazione dell’Interno, porterà all’accorpamento di molte Prefetture.
Si assiste – prosegue la Saraceni – quindi, una volta di più, ad una pesante ed ingiusta discriminazione all’interno della P.A. e dell’Amministrazione dell’Interno nello specifico, operata questa volte per mezzo di un provvedimento (la promozione di decine di vice Prefetti), a causa della quale si perpetua ancora una volta l’ennesimo caso di figli (pochi) e figliastri (tantissimi), attraverso una a dir poco strana spending review.
Essa, da un lato, con una mano provvede a tagliare, accorpare, snellire al fine di risparmiare sui conti pubblici, mentre con l’altra prende questi risparmi e li ridistribuisce non al più bisognoso personale “in trincea” attanagliato dalla crisi e dal blocco dei contratti – ma ai vertici dell’Amministrazione, nominati da una politica sempre più avulsa dal popolo e sempre meno capace di individuare e risolvere i veri problemi dei cittadini.
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