55 ANNI

55 ANNI

Lo scorso gennaio, ho compiuto 55 anni d’attività pubblicistica documentata. Una ricorrenza di tutto rispetto se penso alle difficoltà, scriverei croniche, che hanno investito la nostra stampa d’Emigrazione. Si, perché questo spazio della mia vita è stato dedicato al servizio informativo dei Connazionali all’estero, come volontariato. Tra alti e bassi, il merito maggiore è stato proprio quello d’andare avanti. Ciò è stato possibile perché ho continuato, nei decenni, a credere nella validità del giornalismo d’informazione; inteso come mezzo di comunicazione e senza fini politici. Un riconoscimento, particolare, desidero attribuirlo ai Lettori che, da tutta Europa, hanno manifestato il loro interesse e partecipazione. Ho avuto fiducia nell’Associazionismo e sono andato avanti. Anche quando i tempi sembravano sconsigliarlo. Credo, in questi anni, d’aver interpretato l’evoluzione della Comunità nazionale oltre frontiera e sono stato testimone dei rapidi cambiamenti che la nostra Società ha evidenziato. Ho visto l’integrazione con la realtà dei Paesi ospiti della Prima, Seconda e Terza Generazione d’italiani nel mondo. Come Socio Fondatore dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana (UCSI), ho cercato d’evidenziare una realtà portatrice di valori morali e cristiani. Con nuovo Millennio, la stampa d’emigrazione ha iniziato un travaglio difficile. Mi sono reso conto che, progressivamente, si è modificato un certo modo di vivere l’italianità. Hanno avuto la meglio molti interessi di cordata e certi valori nei quali mi sono, da sempre, identificato hanno perso la loro centralità. Soprattutto, è venuto meno quello spirito di militanza e d’appartenenza che mi aveva accompagnato quasi alla fine del secolo scorso. La Stampa d’Emigrazione ha risentito di tutto questo. Ho evitato di “mollare” proprio nella consapevolezza che non è possibile influenzare, anche con tutta buona fede, l’evoluzione dei tempi. Così, ho continuato per una strada che era iniziata a solo 16 anni tra le colonne del mensile “Futuribile”. Il primo foglio d’Emigrazione voluto da un gruppo di studenti liguri. Con gli anni, ed è passato oltre mezzo secolo, mi sono adeguato nella forma. Mai nella sostanza. Questo per adattarmi, pur con qualche sacrificio, alla nostra Comunità all’estero che, per l’appunto, aveva fatto intuire che i tempi dei cambiamenti erano principiati. Nonostante il crepuscolo di molte attese, ritengo che abbia ancora un senso l’informazione per gli italiani che vivono all’estero. I fatti, nonostante tutto, mi hanno dato ragione; proprio perché la nostra Comunità oltre frontiera, pur nella pluralità delle sue scelte, mi ha fatto intuire che una buon’informazione, che superi i limiti dell’opinione, resta sempre un mezzo per sentirmi parte di quell’altra Italia che vive e prospera oltre lo Stivale.

Giorgio Brignola

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