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Dai partiti della maggioranza di governo e dalle opposizioni si avanzi la richiesta al presidente Letta di un tragitto rapido e di tempi certi del riordino condiviso della rete consolare

Sulla vicenda della rete consolare italiana infruttuosamente continua il
dialogo di buona volontà fra rappresentanti del governo e rappresentanti
del parlamento. Avviene in sedi formali ed in sedi informali.
Si può dire che la precarietà e perigliosità della sua esistenza sia per il
governo l’assicurazione che lo mette al riparo dal rendere conto di quello
fa e di quello che non fa.
A tutto campo , e non si era mai visto, si costituiscono comitati pro-
consolati, si raccolgono firme, vengono fuori protagonismi inediti, ivi
compresi quelli, significativi, di sindaci stranieri di città sedi di
rappresentanza consolare italiana.
Nelle comunità italiane all’estero è’ tutto un agitarsi ora nervoso, ora
indignato, ora denso di scoramento, del quale il governo, inadeguato, se ne
frega. C’è un orientamento di buon senso che è ormai condiviso ampiamente ,
che taglia trasversalmente forze politiche di governo, sindacati e
patronati, associazioni e rappresentanze sindacali degli operatori e che
consiste nel passare dall’attuale blocco delle operazioni di annullamento
della rete consolare ad un riesame serio del tutto.
Con il fine di partire da una “ valutazione sul personale necessario, sul
giusto equilibrio tra personale di ruolo e a contratto, sulla revisione e
l’aggiornamento di tutte le tipologie contrattuali, per garantire equità,
giustizia e tutela dei diritti di tutto il personale della nostra rete,
sulla revisione della spesa a invarianza dei servizi, che privilegi la
tutela dei cittadini e i servizi a cittadini e imprese”.
Lo facevano osservare ieri i deputati Farina e Fedi prendendo atto dello
scarso ascolto mostrato, da ultimo, al riguardo, dal sottosegretario con
delega specifica alla rete consolare.
I due deputati per l'amicizia pluridecennale che condividiamo, mi passeranno
la critica al partito di maggioranza relativa, il Pd, per la sostanziale
ininfluenza e mancanza di risultati , per l'accettazione di fatto
dell'impaludamento della situazione . Gli eletti PD all'estero si sono
mossi ma quello che è mancato per fare la differenza è il sostegno di un
partito alle prese invece con le primarie di partito e con gli
affrontamenti generazionali.
Va chiesto al governo Letta di portare al confronto tutto il piano completo
di riorientamento, che deve essere valutato in sede politica ma che deve
anche essere oggetto di un confronto con le confederazioni sindacali.
Vi è certo un interesse del personale della nostra rete consolare e dei
cittadini che ad essa hanno il diritto di rivolgersi avendo risposte
efficaci, ma, sopratutto, vi è un interesse primario del nostro paese ad
avere funzionante una articolata rete che oltre al servizio dei cittadini
all’estero, vecchi e nuovi sia funzionale alle imprese e sostenga gli
interessi economici strategici dell’Italia che si giocano in molte aree che
oggi si vorrebbe abbandonare. La questione primaria è la permanenza della
presenza dell’Italia all’estero.
Da tempo si richiede una politica organica della presidenza del consiglio
anzichè di un solo ministero aldilà dell'impegno non alto della attuale
direzione del MAE .
Sulla vicenda della rete consolare ma anche per la legge di stabilità,
aldilà degli esiti limitati, gli eletti all’estero fino ad ora si sono
battuti, tutti insieme ed in ordine sparso. Non basta .
Appare conseguente chiedere in primo luogo ai partiti che sostengono, con
convinzione alterna, l’attuale governo (ma anche a quelli delle opposizioni)
di vincolare il presidente Letta, con un tragitto rapido ed a tempi certi,
il passaggio dalle attuali sabbie mobili a quello più solido di un piano di
riordino della rete consolare condiviso.
Rino Giuliani vicepresidente della CNE.
(santinews)

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