Lo studio della “Società geografica” pubblicato sul Gazzettino di oggi, 7 gennaio 2014, pag. 7, secondo il quale si propone di aumentare il numero delle regioni, non farebbe risparmiare 3 miliardi, ma finirebbe per aumentare il misura esponenziale il debito pubblico, accentuando gli sprechi più degli attuali.
Che ci sia bisogno di una modifica delle aree geografiche a seconda delle loro affinità e quant’altro trasformando la stessa geografia territoriale, potrebbe anche andar bene (lo diceva, più di 20 anni fa, anche il Prof. Giancandido De Martin, docente bellunese presso l’ Università Luiss di Roma, che mi leggerà in copia), ma il problema sta nel fatto che un tale disegno, almeno a mio modo di vedere, costituirà un ennesimo incentivo agli sprechi, alla finanza allegra, ad una più allargata mancanza di controlli rispetto a quelli già pressoché inesistenti a livello regionale: i Tribunali infatti, già adesso, stanno lavorando a pieno ritmo a questo proposito… malgrado le regioni siano 11-15 in meno.
A mio avviso, per attuare un tale progetto, bisogna avere in testa idee ben chiare. Si inizi col cambiare il nome di…battesimo alle Regioni, oppure anche alle stesse Province, in modo che questa dicotomia possa incarnarsi in un unico soggetto il più vicino possibile alle possibilità di contatto con i cittadini, realtà che è quasi completamente assente, o se vogliamo essere corretti, esiste, ma solo in minima parte, con l’ente intermedio provincia.
A questo dovrebbe poi seguire un repulisti generale degli enti speciali e quant’altro, oltre alle parassitarie Regioni a statuto speciale, cosa non facile da perseguire semplicemente perché oggi non vige più la filosofia della gestione dell’interesse comune, ma della pancia del singolo…
A buon intenditor… e mi fermo qui, altrimenti creo problemi di spazio per le pagine del Gazzettino .
ARNALDO DE PORTI
