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Analisi della Resistenza Iraniana: L’accordo fra i P5+1 e regime iraniano sui progetti nucleari dell’Iran

L’accordo fra i P5+1 e regime iraniano sui progetti nucleari dell’Iran
L’accordo del 24 novembre fra gli Stati P5+1 e il regime iraniano sui progetti nucleari di quest’ultimo è un’importante pietra miliare per ogni aspetto concernente le condizioni del regime dei mullah, le conseguenze per il popolo iraniano e le relazioni fra quel regime e la comunità internazionale.
A. L’essenza dell’accordo
1. Entrambe le parti, cioè il regime iraniano e gli Stati occidentali, specialmente gli USA, stanno interpretando l’accordo a proprio modo per sostenere di fronte alle rispettive opposizioni interne di avere conseguito una vittoria. Obama vuole convincere – o almeno tacitare – un Congresso che è decisamente contrario all’accordo e non lo considera rispondente alle minime aspettative. Rouhani e Zarif (presidente e ministro degli Esteri del regime dei mullah), per parte loro, cercano di tacitare coloro che considerano tale accordo equivalente al bere un calice di veleno e contrario agli interessi del regime.
2. Tuttavia, la verità può essere dedotta dal testo dell’accordo. Questo ha chiaramente offerto al regime iraniano concessioni non necessarie; molte delle quali, da un punto di vista legale, sono flagranti violazioni delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Per esempio:
· L’accordo permette al regime clericale di continuare con il suo arricchimento al 5% dell’uranio mentre alcune risoluzioni stabiliscono inequivocabilmente che qualsiasi arricchimento deve essere fermato.
· Il sito nucleare di Fardow non è stato chiuso; solo alcune attività sono state interrotte.
· L’impianto ad acqua pesante di Arak non è stato chiuso; solo alcune attività sono state interrotte.
· Le ispezioni improvvise non sono parte dell’accordo, che include solo più ispezioni dei siti di Natanz, Fardow e Arak. Quindi, al regime è consentito di continuare le sue attività nucleari nei suoi siti non dichiarati, inclusi i due siti rivelati negli ultimi mesi dalla Resistenza.
· L’accordo non include nemmeno ispezioni al sito di Parchin.
· Il regime non è tenuto a inviare all’estero il suo uranio arricchito al 20%.
· Il regime può mantenere la sua scorta di uranio arricchito al 5% – circa 7 tonnellate, mentre in precedenti negoziati i termini di un eventuale accordo avrebbero incluso che il regime rimovesse dall’Iran la maggior parte del suo uranio arricchito al 5%, che era allora una quantità molto minore.
3. Secondo l’accordo, per i prossimi sei mesi il regime ha accettato di:
· Fermare l’arricchimento dell’uranio sotto il 5% e neutralizzare la sua scorta di uranio arricchito al 20%.
· Non installare alcuna nuova centrifuga e lasciare inoperabili quelle già realizzate.
· Non accrescere la sua scorta di uranio arricchito sotto il 5%.
· Non fare avanzare ulteriormente l’impianto di Arak e fermare il progresso verso l’ottenimento di plutonio.
· Consentire quotidianamente l’accesso a Natanz e a Fardow da parte di ispettori dell’IAEA. Gli ispettori dovranno potere esaminare i filmati delle videocamere di sicurezza per garantire un’accurata supervisione.
· Consentire all’IAEA l’accesso agli impianti che producono centrifughe, così come alle miniere e agli impianti che producono uranio, e fornire agli ispettori informazioni sui disegni del reattore di Arak.
4. In cambio, gli Stati P5+1 hanno accettato di:
· Scongelare per sei mesi circa 7 miliardi di dollari di depositi del regime bloccati da sanzioni bancarie e finanziarie.
· Sospendere le sanzioni su oro e altri metalli preziosi, sul settore automobilistico e sull’esportazione di prodotti petrochimici.
· L’accordo lascia all’interpretazione il riconoscimento del diritto del regime iraniano di arricchire uranio. Pertanto, immediatamente dopo l’accordo il presidente del regime Rouhani ha affermato che vi sia tale riconoscimento in una conferenza stampa, così come in una lettera alla ‘Guida Suprema’ Khamenei. D’altra parte, il Segretario di Stato degli Stati Uniti ha negato questa conclusione e affermato in una propria conferenza stampa che l’accordo non riconosce tale diritto.
5. Sebbene la struttura delle sanzioni, specialmente quelle nei settori petrolifero, bancario e militare, così come quelle enunciate nelle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, rimanga ufficialmente in vigore, le concessioni vi operano una vasta breccia, dando ai mullah l’opportunità di eludere anche molte sanzioni non sospese.
B. Valutazione dell’accordo
6. Anche se gli Stati P5+1 hanno consentito che il regime iraniano facesse solo minime concessioni sui propri progetti nucleari, imponendo al regime solo piccole restrizioni e sospendendo molte limitazioni imposte da risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, tuttavia, se i mullah aderiranno realmente ai termini di questo accordo e vi ottempereranno esattamente, allora si tratterà di un considerevole arretramento rispetto alla loro precedente posizione e quindi essi si priveranno temporaneamente della possibilità di fare avanzare i loro progetti verso la bomba nucleare.
7. Cionondimeno, il rispetto completo dei termini dell’accordo incontra tre grandi insidie:
· i numerosi precedenti di doppiezza e di inganno da parte del regime iraniano negli ultimi 20 anni per eludere le sanzioni;
· l’utilizzo da parte del regime stesso di progetti e siti clandestini, che purtroppo a causa di questo accordo sono ora protetti da interferenze per i prossimi sei mesi;
· l’allentamento del sistema delle sanzioni causato da interessi economici e politici degli Stati del gruppo P5+1; un processo che è già iniziato.
C. Effetto dell’accordo sull’equazione interna del regime
8. Nonostante tutte le concessioni ingiustificate e la flessibilità mostrata dagli Stati del gruppo P5+1, dato che il regime dei mullah è molto vulnerabile e dato che l’ottenimento dell’arma nucleare gioca un ruolo unico nell’assicurarne la sopravvivenza, anche questo limitato arretramento è per esso intollerabile e, se l’accordo sarà pienamente rispettato, si tratterà del suo primo passo verso il bere il calice avvelenato.
9. Tale arretramento dimostra chiaramente che di fronte alle pressioni interne, alle sanzioni e alle rivelazioni della Resistenza i mullah non hanno trovato altra soluzione che cedere; e se il P5+1 avesse mostrato maggiore fermezza il regime avrebbe concesso anche di più. Dopo l’accordo, Rafsanjani ha ammesso che esso non riconosce il diritto all’arricchimento dell’uranio, ma che ha salvato il regime dal collo di bottiglia in cui si trovava. Egli ha paragonato la situazione del regime a quella della fine della guerra Iran-Iraq, che comportò l’accettazione del cessate il fuoco da parte di Khomeini e il bere quel ‘calice di veleno’.
10. Tuttavia, anche questa limitata estensione dell’arretramento lascerà conseguenze distruttive per il regime; per esempio, ne ha aggravato lo scisma interno. Sebbene Khamenei stesso abbia approvato l’esito dei negoziati e l’accordo, il 25 novembre il quotidiano “Kayhan” (che riflette il punto di vista di Khamenei), in un articolo intitolato “L’accordo di Ginevra è durato solo un’ora” ha criticato fortemente l’affermazione di John Kerry secondo la quale il diritto all’arricchimento è in violazione dell’accordo. Similmente, un membro dell’assemblea parlamentare del regime ha detto in una seduta del 26 novembre, criticando Rouhani: “Stanno dipingendo il veleno che hanno dato al popolo come una bevanda dolce”.
D. Prospettive e misure imperative da assumere
11. Se le potenze mondiali avessero agito risolutamente mettendo da parte le considerazioni economiche e politiche di breve termine, avrebbero potuto fermare completamente il progetto di armi nucleari del regime in questo giro di negoziati. Pertanto, in futuro come nel passato, l’estensione dell’arretramento da parte del regime, la sua rinuncia alla bomba nucleare e il suo rispetto dei propri impegni internazionali sono esatta funzione della risolutezza della comunità internazionale contro i suoi piani minacciosi e gli inganni che sono ad esso intrinseci.
12. Reciprocamente, poiché l’accordo è stato firmato con un regime esitante, qualsiasi debolezza, indecisione o negligenza da parte della comunità internazionale offrirà margini a Khamenei per procedere verso la bomba atomica. Il regime dei mullah non ha mai rivelato volontariamente le proprie attività nucleari alla IAEA secondo il TNP (Trattato di Non Proliferazione) e la Resistenza Iraniana è stata la prima organizzazione a denunciare le strutture e i siti clandestini del regime per attività nucleari. Questo rende il Protocollo Addizionale sui controlli avanzati e sul libero accesso degli ispettori della IAEA alle strutture del regime ancora più urgente. Si tratta di un passo necessario per impedire che il regime iraniano ottenga la bomba nucleare. Purtroppo, questo protocollo è stato completamente ignorato nell’accordo del 24 novembre.

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