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I PROPOSITI

Mentre i politici, tutti sul viale del tramonto, insistono sulle probabilità di una prossima ripresa della nostra produttività, noi preferiamo porre l’attenzione sui fenomeni negativi che ancora ostacolano il suo rilancio. I dati che riportiamo, e che ci preoccupano non poco, sono più attendibili perché vissuti sulla nostra pelle. Quotidianamente. Ci sono, infatti, degli aspetti contrastanti che, francamente, frenano ogni tentativo di conversione economico/occupazionale. Non a caso, il flusso migratorio nazionale è ripreso. Anche se a differente livello rispetto al secolo scorso. Si cerca, altrove, condizioni di vita più tollerabili per un futuro meno incerto che in Patria. Purtroppo, l’espansione industriale nazionale s’è arrestata per la mancanza di fiducia da parte degli investitori forse anche a causa di una politica che tende, consciamente e meno, all’instabilità. Per comprendere la realtà italiana, bisogna viverla. Conoscerla, perché riportata è importante, ma non è la stessa cosa che esserne direttamente coinvolti. Stiamo vivendo in un Paese con più anime; dove gli interessi personali, quando ci sono, contano più d’ogni altro parametro della coesistenza. Il termine”carenza” resta l’unico a non aver perduto il suo originale senso. Si fa di tutto, ed anche di più, per non esporsi. Nell’attesa di tempi migliori, che così non verranno mai, ci siamo chiusi nel bozzolo dell’”indifferenza” ed il fatalismo ha preso il posto della “collaborazione”. Insomma, “meglio vivere cent’anni da pecora”, che soccombere per le ambasce che si sono evolute per volontà altrui. Non è solo la contrazione dei consumi che ci angustia. Sono tramontati anche degli interessi comuni che identificavano la nostra italianità nel mondo. La buona volontà si confonde con sentimenti assai meno nobili ed i possibili strumenti per recuperare il terreno perduto finiscono per essere ignorati o, peggio, per essere utilizzati in modo incoerente. Evidentemente, i buoni propositi non sono più sufficienti per l’auspicata sanatoria di una situazione della quale siamo tutti responsabili. Non è per polemica, o per il meschino gusto di criticare, che riportiamo questa realtà. Solo desideriamo sollecitare un più organico coordinamento di tutti i politici emergenti per affrontare, coscientemente, i nostri dilemmi essenziali. Premessa indispensabile per rigenerare possibilità occupazionali ed espansione del nostro mercato produttivo. Invece di tante parole, perché non si fanno proposte operative meno strumentalizzate? E’ vero che non è più in gioco la nostra preziosa Democrazia; ora è in forse la sopravvivenza. Come a scrivere, tanto per essere molto chiari, che i buoni propositi non servono più. Continuare ad insistere andrà a squalificare anche il politico più rampante.

Giorgio Brignola

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