Rileggendo il bel libro di Benedetto XVI, “Gesù di Nazaret” (Rizzoli), mi sono accorto di uno strano errore del coltissimo Papa, strano, infatti, se si considera la sua profonda immensa cultura. Ma può accadere che persone intelligentissime e coltissime possano cadere in un’ingenuità. A pagina 290 del libro, il Pontefice scrive: “Il pane, preparato nella sua forma più semplice con l’acqua e il chicco di grano macinato… è il nutrimento di base. E’ dei poveri e dei ricchi, ma soprattutto dei poveri”. In realtà il pane usato comunemente dai poveri era fatto d’orzo, poiché costava circa la metà di quello fatto col frumento. Il Papa sta parlando delle “Grandi immagini del Vangelo di Giovanni” (pag. 279), dell’acqua, e poi del “pane di frumento”, del vino e dell’olio d’oliva (pag. 290), “doni tipici della cultura del bacino del Mediterraneo”, e prima di addentrarsi nei diversi significati profondi ed ovviamente non evidenti dei segni (pane, vino, olio), prima di spiegarne il senso indiretto, figurato, parla del loro significato letterale, diretto, consueto. Ed è qui che commette l’errore, non nella parte importante, difficile, complessa, per competenti, ma nella parte facile. Anche uno studente delle scuole medie, infatti, può riferire il significato diretto, immediato, di quei segni. Il Papa scrive che il vino “esprime la festa” (significato diretto, facilmente comprensibile), che l’olio “dà all’uomo vigore e bellezza, possiede una forza guaritrice e nutritiva”, e parla del “pane di frumento… preparato col chicco di grano macinato” che “è il nutrimento di base… “ , che “esprime la bontà… del Creatore”, e qui si lascia prendere la mano e dà al segno del pane di frumento (lui specifica che è pane di frumento “preparato col chicco di grano macinato”) un significato diretto che non ha: “è il nutrimento base… soprattutto dei poveri”. E quest’ultima precisazione (“soprattutto dei poveri”) è errata. E dire che proprio Giovanni, e lui solo tra gli evangelisti, nell’episodio della moltiplicazione dei pani, parla di pani d’orzo: “«C’è qui un ragazzetto che ha cinque pani d’orzo e due pesci. Ma che cos'è questo per così tanta gente?»… Fecero dunque la raccolta, e riempirono dodici ceste di pezzi dei cinque pani d'orzo che erano rimasti a coloro che avevano mangiato” (cf Gv 6, 9.13). Gesù per la folla affamata moltiplicò pane d'orzo. Giuseppe Segalla commenta così: “Chi lo riferisce all’episodio analogo di Eliseo (2Re 4,42) orientando il particolare ad un senso simbolico, chi lo ritiene invece un particolare storico: il pane d’orzo, che costava poco, era il pane usato comunemente dai poveri”.
Quindi, non si può assolutamente affermare che il pane di frumento “è il nutrimento di base… soprattutto dei poveri”.
Renato Pierri