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Si chiude il 3 novembre a Castellaneta la mostra fotografica “Passione per l’Africa” per ricordare il missionario Padre Mario Cisternino

Nino Bellinvia

Si chiude domenica, 3 novembre, presso la Chiesa di Santa Maria del Rifugio di Castellaneta (si può visitare dalle ore 17,00 alle 20,00) la mostra fotografica “Passione per l’Africa” per ricordare la missione “Ad gentes” di Padre Mario Cisternino.

A voler ricordare la figura esemplare del missionario comboniano, a due anni dalla sua scomparsa, è S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli. Padre Mariano Cisternino, figlio della nostra terra e cittadino del mondo, ha lasciato la famiglia in età scolare, gli amici, i sogni di una vita più comoda per portare in terre lontane la parola di Dio e la speranza di un mondo migliore a chi ha ricevuto meno di noi dalla storia e da Dio.

“Passione per l’Africa” è il titolo della sua opera maggiore, tradotta poi in inglese, (P. Mario ha pubblicato ben 36 libri) ed è anche il titolo della mostra fotografica a lui dedicata, ricca di immagini che raccontano 30 anni di vita in terra d’Africa, tutta impegnata nella fede e nella realizzazione di opere sociali: due ospedali, sette dispensari, sessanta scuole, numerose cooperative ed una banca privata.

L’inaugurazione della mostra, avvenuta nei giorni scorsi, è stata preceduta dalla celebrazione della santa messa nella Chiesa Cattedrale presieduta da Mons. P.M. Fragnelli alla presenza di una rappresentanza dei padri missionari comboniani, della Caritas diocesana, dell’Ufficio Diocesano Migrantes e di un nutrito gruppo di migranti del continente africano presenti nel territorio. che hanno accompagnato la liturgia.

L’organizzazione, su mandato del Vescovo, è stata affidata alla delegazione di Castellaneta dell’Ordine Equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme in collaborazione con i familiari di Padre Mario: Rosa Pellicani, Remo De Carne e le nipoti Annamaria e Daniela Spenga, che hanno messo a disposizione il corposo archivio fotografico di famiglia.

La biografia di Padre Mario Cisternino, missionario, scrittore, antropologo, è il racconto di una vita senza clamori e voglia di protagonismo. Per lui l’importante era servire e farlo con generosità. Per questo era dotato di una fibra infrangibile, come i grandi baobab della mitica Africa. La mostra fotografica (come ci ha informato il collega Franco Gigante) narra le sue imprese e la sua esperienza diretta nei villaggi rurali dove mancavano e ancora mancano il lavoro, il cibo, l’igiene, l’assistenza sanitaria, le strade, mentre fanno da padrona la dittatura e l’instabilità politica, i tabù, gli stregoni, la magia e il malocchio, che bloccano lo sviluppo di una persona libera. Ha passato la vita in missione. Ha piantato il seme della Parola di Cristo in un terreno roccioso e impervio, raccogliendo tuttavia abbondanti frutti. Una santità ordinaria il cui segreto è tutto nella pagina evangelica del Discorso della Montagna.

Il profilo di Padre Mario è quello di un testimone esemplare di Cristo che appartiene a quella grande scia luminosa di santi umili e ordinari che magari non avranno mai l'aureola, ma che hanno dedicato fino all’ultimo la propria vita alla fede dei semplici. Scrivendo ai suoi compagni di ordinazione, P. Mario ricordava: “L’attività pastorale dei primi anni d’Africa è stata su per giù quella di ogni missionario in Africa: visite alle comunità, gioventù, catecumenati, scuole. Poi l’attività ha preso un tono più personale, che impegnava più nel cuore: quello di aiutare la gente in attività di sviluppo sociale ed economico, col sistema delle cooperative che aiutava la povera gente e la liberava dallo sfruttamento. Ho costruito con loro scuole di paglia e fango, ho dato soldi per mandare bambini a scuola, ho insegnato, oltre al catechismo, a cucire, a saldare, a riparare motori, imparando tutto assieme a loro. Ho messo su cooperative a tutto spiano, ho fatto il banchiere privato e ho messo su casse di risparmio e credito per loro. Ho zappato e insegnato a zappare a gente che si gloriava di aver acquistato l’indipendenza, ma che per conto suo non aveva ancora scoperto la ruota e l’aratro. Questo e altro ho insegnato dal pulpito e dalla strada”.

Nella foto del 1966 Padre Cisternino in Africa (è una delle tante in esposizione).

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