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La sfortuna e la fortuna di una colica a Parigi

Una storia personale che però dovrebbe interessare a tutti coloro che abitano in Italia da Roma in giù e siano costretti, in caso di necessità, a ricorrere ad un Pronto Soccorso di un ospedale pubblico. Giovedì 24 ottobre, io, mia moglie e le due figlie, arriviamo a Parigi per un soggiorno di cinque giorni. E’ un regalo di una delle figlie ai genitori, ed è la prima volta che visitiamo Parigi. Ci accoglie un piccolo delizioso albergo nel quartiere Latino. La sera siamo in un altrettanto delizioso ristorante… e la mattina dopo arriva la colica. Prima colica biliare in vita mia. Più sfortuna di cosi? Nel pomeriggio sono al Pronto Soccorso dell’Ospedale Cochin, a breve distanza dall’albergo. E qui, a mio parere, posso ritenermi fortunato che la colica mi sia venuta a Parigi e non a Roma, dove abito. Una signora parla ora con questo ora con quel paziente in attesa d’essere chiamato. Si accorge della mia sofferenza e va a riferire, così che si accorcino i miei tempi d’attesa. Mi chiamano e mentre forniamo tutte le informazioni sulla mia identità e sul malanno che ho, mi danno analgesici da sciogliere in bocca. Si preoccupano di alleviare il mio dolore. Mi visita una dottoressa giovanissima e gentilissima, la quale si scusa per avermi fatto attendere. I medici, per lo più donne, sono tutti giovani e gentili. Più tardi un dottore italiano mi comunica che conviene operare d’urgenza. La sera stessa mi trovano un letto. Dove? In un corridoio, in una squallida corsia? No. E’ una stanza con due letti, con grandi finestre e il bagno. Arrivano continuamente infermiere e infermieri, e la domanda è costante: “Avez vous des douleurs?”. Se la risposta è affermativa, provvedono con antidolorifici adatti. Alle volte, quando il dolore non è forte, li rifiuto, ma questa, di alleviare la sofferenza del paziente, è una preoccupazione costante. La mattina successiva (sabato) mi opera un dottore (giovane), asportandomi la cistifellea. Due giorni dopo, esco dall’ospedale. Grazie alla Tessera Europea di Assicurazione Malattia, la spesa in tutto è di novanta euro.

Renato Pierri

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