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L’ANNO DELLA SVOLTA?

Si fa presto a scrivere d’economia in Italia. L’argomento è tanto delicato da non consentirci personali prese di posizione. Intanto, comunque andranno le cose, non saremmo attendibili più di tanto. Quest’Esecutivo dalle larghe intese non durerà ancora per molto. La situazione socio/politica nazionale è in agonia. Chi ritiene che la “crisi” sia superata, lo dimostri con fatti concreti. Con questa premessa, la manovra fiscale del 2014 ci andrà ad impoverire ulteriormente. Vivere nel Bel Paese, con i dati già resi pubblici, costerà almeno un 9% in più rispetto al 2013. Percentuale di tutto rispetto soprattutto se proiettata sul fronte europeo della moneta unica. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) andrà a salire; ma sempre in area negativa. Il carico fiscale, nella sua generalità, non andrà, di conseguenza, a diminuire e resterà tra i più alti a livello UE. E’ vero che nessun politico poteva prevedere lo sconquasso economico di quest’ultimo periodo, ma resta che il quattordicesimo anno del secondo millennio non sarà migliore di quello precedente. I dubbi, le incertezze resteranno tutte e la carenza d’investimenti continuerà a condizionare il nostro futuro. In uno Stato che di sociale ha sempre meno, anche gli “anziani” avranno difficoltà a vivere della loro pensione. Dopo gli sperperi previdenziali del secolo scorso, ora la vita è più difficile anche per chi è in quiescenza. Pure sotto questo profilo, è impossibile fare dei paragoni con le altre realtà UE. Con un trattamento “minimo” in Italia non si vive. Ci sono troppe riforme che sono rimaste tali e troppi compromessi che non hanno risolto nulla. Da parte dei Lavoratori, o di quelli che lo sono stati, mancano degli oggettivi riscontri e le forze sociali, anche se meno politicizzate, non sono nelle condizioni di proporre una linea comune. Mentre si profilano scioperi che provocheranno contrattempi a chi ancora lavora, in Italia l’anno s’avvia alla conclusione con un incremento dei prezzi al consumo anche dei generi alimentari. La dinamica salariale ( rinnovi dei contratti) e quella previdenziale non riesce a sminuirne gli infausti effetti. Eppure, chi ancora ha un lavoro è un “privilegiato”. Fermo il motto che recita: ”Il poco si conta”. L’Esecutivo Letta non ha fallito il suo mandato; molto più obiettivamente, non lo ha concretizzato nel modo originariamente ipotizzato. Mentre ci prepariamo ad un inverno non privo di sorprese sia sul fronte politico, che sociale, la macchina della crisi appare inarrestabile. Le difficoltà resteranno in prima linea e nulla si presenterà come prima. Il 2014 sarà, veramente, l’anno della svolta? Lo potrebbe anche essere solo se ci saranno le premesse per cambiare le regole. Sia a livello parlamentare, che governativo.

Giorgio Brignola

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