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I Ministri della Giustizia UE si accordano sul diritto di tutti a essere tutelati dal difensore fin dall’inizio del procedimento a carico

Arrivano gli standard minimi europei di assistenza legale. Tra le novità: contatti arrestati-familiari, aiuto del consolato agli stranieri, avviso di garanzia comunitario

Alla fine l’Europa non è solo banche e finanza. Arriva dai Ministri della Giustizia dei vari paesi membri dell’Unione Europea il via libera agli standard minimi per l’assistenza legale nell’Area dell’Unione.

Risulta, infatti, approvata la proposta della Commissione di Bruxelles che garantisce a tutti i cittadini che si trovano nell’Unione Europea, il diritto a essere assistiti da un avvocato fin dall’avvio di un procedimento penale a loro carico.

Tutti coloro che sono sospettati di un reato, in qualunque Stato dell’Unione si trovino, avranno quindi il diritto all’assistenza legale dal momento in cui risultano formalmente indagati fino alla fine del processo. Ed in più, nel momento in cui un sospettato è arrestato, la nuova normativa comune garantirà che possa avere contatti con la famiglia e se gli indagati si trovano fuori dal loro Paese di origine, avranno il diritto a mettersi in contatto con le proprie rappresentanze diplomatiche.

Ogni cittadino Ue avrà la facoltà di essere avvisato dal giudice quando un processo giudiziario lo riguarda, anche se avviato in un altro Paese membro. Tutti i sospettati, indipendentemente da dove si trovino all’interno dell’Unione, saranno informati a partire dal primo passo del processo fino alla sua conclusione; insomma: un avviso di garanzia targato Ue.

I nuovi standard saranno pubblicati nella Gazzetta ufficiale europea nelle prossime settimane e gli Stati membri dovranno attuarla entro tre anni.

Per quanto è stato stimato, una volta in vigore la nuova normativa si applicherà a ben otto milioni di procedimenti penali ogni anno nei 28 Stati comunitari.

Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, condivide in toto quanto dichiarato dalla vicepresidente della Commissione e commissaria Ue per la Giustizia Viviane Reding, che ha esaltato il risultato quale «vittoria per la giustizia e per i diritti dei cittadini nell’Unione europea», e che servirà a «garantire il diritto a un processo equo alle persone in tutta l’Ue, sia nel proprio Paese che all’estero».

Ci auguriamo, quindi, che a partire dall’Italia, culla del diritto, gli Stati membri non perdano tempo a dare attuazione a questa direttiva nei propri ordinamenti nazionali per garantire il diritto fondamentale al giusto processo e per evitare che ci siano ancora disparità di trattamento all’interno dell’area unica.

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