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PAESE INQUIETO

L’instabilità politica, con tutte le tensioni che essa comporta, è un “peso” che il nostro Paese dovrà trascinarsi dietro ancora per parecchio. Lo sfascio della XVII Legislatura n’è l’ultimo esempio. Preoccupante più che mai. Eppure, una soluzione politica si dovrà trovare e di valenza europea. La strategia dei “piccoli passi” non ci consentirebbe, infatti, d’assumere una posizione di stabilità socio/economica nello scacchiere UE. Ma non solo in quello. Mentre la disoccupazione non tende a ridimensionarsi, i prezzi di tutti i generi sono in progressivo aumento. L’incremento dell’IVA incombe. Il risparmio è un obbligo; ma non sempre si può mettere in pratica. Ci sono delle priorità che non riescono più ad essere minimizzate e delle situazioni di “nicchia” ancor più da chiarire. Se, come riteniamo, ci sono ancora sacrifici da fare, dovranno essere distribuiti con la coerenza di una realtà che non ammette più favoritismi di sorta. Neppure se casuali. In politica, “maggioranza” ed “opposizione” dovranno avere le stesse opportunità. Ogni sbandamento, poco importa se a Destra o Sinistra, potrebbe essere l’inizio di una nuova fine. Meglio evitare le solite interpretazioni di comodo. L’ultimo trimestre di questo 2013 non avrà storia. Solo dovrebbe servire a dare, all’anno che verrà, una più chiara autonomia decisionale. Chi sarà in grado di governare, dovrà assumersi le conseguenti responsabilità. Se fossero le “alleanze”, come riteniamo, ad avere la meglio, s’impegnino, da subito, a non modificare gli schieramenti originari. Di “voltagabbana” l’Italia ne ha già subito troppi. Certo è che la Penisola non si presenta in una forma accettabile per superare, in tempi brevi, l’implosione economica. Ma non solo quella. Ci vorranno anni per recuperare il terreno perduto e ridare fiducia ad una produttività che, per ora, non può avere futuro. Investire nel Bel Paese è un suicidio che nessuno intende subire. Soprattutto quando è imposto ad un livello passivo. Per tornare a vedere la “luce”, passeranno alcuni anni. Il Prodotto interno Lordo (PIL) non andrà in positivo che tra alcuni anni. Certamente resterà ancora in negativo per tutta la prossima Legislatura. Sempre che quest’ultimo duri i canonici cinque anni. Il 2014, finalmente, sarà l’anno delle prime riforme istituzionali. Quello che avrebbero dovuto già essere operative all’inizio del Nuovo Millennio. Il resto maturerà col tempo e con tanti sacrifici. Sotto il profilo politico, che è quello più enigmatico, dobbiamo dare fiducia a pochi elementi. Sempre che siano realmente quelli “buoni”. Lasciamo andare, per ora, la loro posizione parlamentare. L’importante è che si scongiurino le “sbavature” di un sistema che non ha più motivo d’essere supportato. La governabilità, punto dolente della Penisola, dovrà essere raggiunta con un’ottica differente e con l’umiltà dell’imperfezione che, tra l’altro, è il punto debole d’ogni accordo di percorso. In queste settimane, tutte importanti per stabilire una strategia di percorso, prenderemo in esame ciò che è stato e quello che potrà essere. L’unica certezza è che l’Italia s’è rivelata un paese inquieto; ma con tutte le ragioni che supportano questo stato dolente.

Giorgio Brignola

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