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I miracoli di guarigione e il tentativo di giustificare Dio

Non mi sono mai trovato a dover ripetere tante volte le stesse cose, come sul forum di un blog frequentato per lo più da sacerdoti e persone religiose, nel quale sono stato invitato ad entrare. Anzi, forse mi capitava a scuola con gli alunni. Ma in altri ambienti mai. Vediamo se riesco a spiegarmi ancora una volta, per poi rinunciare per sempre a parlare del problema, perlomeno su quel sito. Qual è il problema? Benny scrive: «Non credo che Dio salvi un bambino sì e altri no, perché ha tirato i dadi o fatto “An-ghi-gò”, Lui sa quello che fa, Lui ama tutti i bambini… », e conclude affermando che i disegni di Dio sono imperscrutabili. Benny crea il problema: “Dio salva un bambino e un altro no…”, e poi si dà da fare per risolvere il problema. E così fan tutti. Si attribuisce arbitrariamente un atto a Dio e poi, poiché quell'attribuzione crea un problema, suscita domande, ognuno a suo modo cerca di dare una risposta, di trovare una soluzione soddisfacente. In realtà, il problema non esiste, semplicemente perché è Benny che s’inventa arbitrariamente che Dio salvi un bambino. Si attribuisce a Dio un atto che, se attribuito ad un padre amorevole terreno, ci appare come un’ingiustizia, una palese discriminazione, e si cerca di giustificare Dio dicendo che i suoi disegni sono imperscrutabili, che non possiamo sapere, e via di seguito. Se non si attribuisse a Dio (arbitrariamente, giacché non è Dio che se lo è attribuito), quell’atto, quel miracolo di guarigione, il problema non si porrebbe. Non ci si verrebbe a trovare nelle condizioni di dover giustificare Dio.

Renato Pierri

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