Il dramma del mesotelioma e la storia di una famiglia intera scomparsa a Rubiera, la Cinti commenta

La responsabile dell' Italia Dei Diritti per l' Emilia Romagna: “Le reali colpe stanno venendo progressivamente alla luce, ma tanto si è taciuto, a lungo si è combattuto per occultare una verità a dir poco terribile, costellata di morti la cui unica colpa è stata quella di vivere esposti a polveri impalpabili e nel contempo devastanti, respirate senza alcuna precauzione e soprattutto senza alcuna consapevolezza, soprattutto da parte di bambini e ragazzi, ignari protagonisti di una realtà fatta di duro lavoro e sacrifici”

Bologna, 5 settembre 2013 – E' la storia raccapricciante della Famiglia Foschi, originaria di Morciano di Romagna e vissuta per 15 anni all' interno dell' area Eternit di Rubiera. Una famiglia che ha visto progressivamente scomparire, portati via dall' amianto, i suoi componenti. I ricordi sono emersi grazie all' aiuto di Giuseppina Foschi, di 52 anni e residente a Sassuolo, la quale ha parlato di un nucleo familiare distrutto, tanto dall'azione delle pericolose polveri d'amianto, quanto a causa delle pratiche delittuose poste in essere dai vertici dell' azienda in oggetto, così come confermato dai Giudici della Corte di Appello di Torino. A partire dal 1970, e fino al 1985, il cortile della fabbrica è di fatto stato lo spazio giochi dei bambini di questa e di altre famiglie, con conseguenze, a lungo termine, terribili. Padre, madre, fratello della Signora Giuseppina sono mancati col passare degli anni, per colpa dell' ormai famoso mesotelioma, la patologia mortale che ha investito migliaia di lavoratori su tutto il territorio nazionale. La giovinezza trascorsa in un luogo altamente inquinato, che col tempo si è rivelato letale, è stato raccontato dalla Signora Foschi anche attingendo ai discorsi della madre Rina, la prima ad essere deceduta, la quale diceva: “Guarda quanta polvere che c'è sui mobili, chissà cosa respiriamo”. Intanto anche questa famiglia, come del resto altre decine, si è costituita parte civile nel processo di Torino. A tal proposito la Signora Giuseppina ha dichiarato: “Abbiamo partecipato per non dimenticare, per mantenere vivo quanto accaduto e per sostenere la ricerca contro il mesotelioma”. Questo a sottolineare che di fatto il risarcimento per le vittime assume un valore secondario rispetto alla volontà di impiegarlo in maniera costruttiva, destinandolo pertanto alla ricerca, al Gime e alla Fondazione Buzzi Unicem, come espressamente ricordato dalla Signora stessa. A Rubiera, oggi, la fabbrica è sparita, e al suo posto sorgono numerosi negozi.

Luana Cinti, esponente dell' Italia Dei Diritti e responsabile per l' Emilia Romagna, in merito ha commentato: ” Quello delle morti da amianto è un dramma particolare, poichè ha seminato vittime in maniera silente, graduale, e poi si è rivelato in tutta la sua atrocità quando ci si è finalmente accorti che interi nuclei familiari sono andati via via scomparendo, lasciando alle spalle il vuoto totale, aberrrante, e per troppo tempo impotente. Le reali colpe stanno venendo progressivamente alla luce, ma tanto si è taciuto, a lungo si è combattuto per occultare una verità a dir poco terribile, costellata di morti la cui unica colpa è stata quella di vivere esposti a polveri impalpabili e nel contempo devastanti, respirate senza alcuna precauzione e soprattutto senza alcuna consapevolezza, soprattutto da parte di bambini e ragazzi, ignari protagonisti di una realtà fatta di duro lavoro e sacrifici.

Il risarcimento dunque, che come viene ricordato è previsto dalla sentenza del 3 giugno, ha valore simbolico ed è nobile il gesto di destinarlo alla ricerca riguardante il mesotelioma. Purtroppo resta l' aspetto tragico della perdita, che come ricordato dalla Signora Foschi, ha a che vedere in maniera evidente con la paura del ricordo che sbiadisce col tempo, della memoria di tutti i cari scomparsi sotterrata da altro, dal nuovo che avanza, dai cambiamenti del tessuto urbano con l'installazione di negozi ed altri edifici nelle aree che hanno precedentemente ospitato le fabbriche incriminate. L'obiettivo più importante, dunque, resta per queste famiglie quello di portare avanti e coltivare un percorso di ricostruzione e trasmissione di quanto accaduto e di ciò che ha rappresentato, con l' aiuto di tutti e allo scopo di diffondere una più ampia consapevolezza, di fronte ad una verità che ha lasciato loro pochissime speranze”.

Ufficio Stampa Italia Dei Diritti Emilia Romagna

italiadeidiritti@yahoo.it

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