L’autunno s’avvicina e la crisi politica anche. Le motivazioni, in realtà assai articolate, c’interessano sino ad un certo punto. L’Esecutivo Letta non ci ha mai convinto più di tanto; anche perché nato da un compromesso troppo anomalo perché potesse durare. Mentre si tenta di dibattere sull’Italia che sarà, la cobelligeranza governativa resta critica. Si torna a paventare la possibilità d’elezioni anticipate entro la prossima primavera; ma anche prima. Intanto, l’economia nazionale langue e la recessione sembra non aver limiti. Non ci sono segnali in positivo neppure da chi non è membro di quest’Esecutivo atipico. Senza pretendere d’offrire ottimistiche previsioni, preferiamo essere realisti e guardare oltre il periglioso guado governativo. A decidere saranno il PD ed il PdL. Diavolo ed Acqua Santa a confronto. Non tanto sui programmi che sarebbero quelli che premono, ma sul destino parlamentare di Berlusconi. Anche se in modo poco consono ad un Governo d’emergenza, i contrasti si sono fatti evidenti e, forse, anche insormontabili. Il confronto elettorale, se ci sarà, potrebbe non modificare gli equilibri proprio per la mancanza di una nuova normativa sul voto. Al punto in cui siamo, fatti i debiti conti, non intravediamo patti “sicuri”; quindi, le percentuali di “vittoria” restano ancora casuali ed indeterminabili. Senza eccedere nel pessimismo, possiamo confermare che le questioni irrisolte nella Penisola ci sono sempre tutte. Anzi, con l’autunno potrebbero anche aumentare. Nessuno, al momento, se la sente di “correre” da solo. Il traguardo elettorale è lontano e gli sgambetti restano sempre possibili; anzi, probabili. Con la scusa della “discontinuità”, abbiamo perso attendibilità all’interno ed all’estero. Il PD resta senza un condottiero certo e il PdL rimane fedele, almeno ufficialmente, al suo fondatore. Gli impegni che Letta ha fatto suoi potrebbero saltare per mancanza di consensi. Se questa Legislatura è al “crepuscolo”, non ci resta che prenderne atto. Del resto, mancando concreti solleciti per i cambiamenti, che riteniamo necessari, le scelte restano proprio poche. Oltre alle “stonature”, non intravediamo nulla di veramente confortante sul fronte politico nazionale. Sopra dei “pro” e dei “contro”, restano, irrisolti, vitali problemi nazionali dei quali avevamo, da subito, accentrata la nostra attenzione. A nostro avviso, sarebbe necessario, con l’umiltà d’altri tempi, ritornare a riprendere contatti con la base politica e dare maggiore valenza agli elettori dall’estero. Non avendo “seminato”prima, è inutile pretendere di “raccogliere” dopo. Al punto in cui ci troviamo, non basta più il “coraggio” di un compromesso dell’ultima ora. Soffocati da un regime impositivo che non ha eguali in UE, non ci resta che tentare di voltare pagina. Dopo la Seconda Repubblica, non pensavamo di riprecipitare nel baratro delle promesse disattese e dei compromessi di comodo. Meglio, quindi, guardare al futuro senza temere di ritrovarci in situazioni già vissute. Anche la politica dei piccoli passi è fallita. Purtroppo, i politici, pure quelli più smaliziati, hanno il loro “Tallone d’Achille”. La “perfezione” non è di questo mondo; tanto meno lo è dove i politici si scontrano. Con questa riflessione, spicciola ma sentita, l’aria di crisi ha preso il posto della buona volontà per evitarla.
Giorgio Brignola