L’Egitto visto da Washington

(foto Xinhua/Photoshot /AGENZIA ALDO L )

“Significativa la dichiarazione del governo saudita che dice di stare dalla parte della giunta militare egiziana. Loro, anche se sunniti, stanno sempre dalla parte di chi non rompe le uova nel paniere e garantisce che il business del petrolio vada avanti”.

Cosi' inizia il nostro incontro con un conoscente americano che chiede di mantenere l'anonimato considerate le sue frequentazioni professionali con alti esponenti del panorama politico e amministrativo della Capitale degli Stati Uniti.

“Lei ricorda quello che ci siamo detti alcuni anni fa a proposito del mondo islamico?”

Annuisco sapendo gia' dove vuole andare a parare.

“Allora le dissi che molti ambienti di Washington, indipendentemente dal colore politico, erano sicuri che sarebbe scoppiato un feroce conflitto tra le due componenti del mondo musulmano: gli sciiti e i sunniti. Dopo la fine dell'occupazione 'manu militari' dell'Iraq guardi quello che sta succedendo in questi giorni: decine e decine di morti causati da attentati con auto-bomba. In gran parte organizzati dai sunniti che, per decenni al vertice del paese con Saddam, non accettano adesso di essere estromessi dalla guida della nazione e dai vantagi economici dello sfruttamento delle sue risorse petrolifere. Attentati sunniti ai quali rispondono le reazioni sciite.
Adesso e' la volta dell'Egitto. A reagire contro i Fratelli Musulmani, che stanno difendendo l'inetto presidente Morsi ora agli arresti domiciliari, sono entrati a gamba tesa i militari. Anche se le ultime dichiarazioni del vicepresidente laico egiziano sottolineano che lo scontro e' tra 'residenti' nella capitale egiziana e i fondamentalisti (armati) inseriti tra i Fratelli Musulmani.
L'imbarazzo del governo americano e di quelli europei e' evidente. Da una parte ci sono le centinaia di morti, dall'altra gli interessi del mantenimento di un instabile equilibrio nel Mediterraneo che interessa in modo particolare ad Israele esposto ancora agli attacchi verbali della rinnovata nomenclatura iraniana.
Da sempre i ranghi dei militari egiziani sono composti da alti ufficiali che si sono formati nelle accademie militari negli Stati Uniti e garantiscono che i circa due miliardi di dollari che l'America da' all'Egitto ogni anno non siano assorbiti attraverso i canali della corruzione ma vadano almeno in parte a redistribuirsi nell'economia locale. “

“E allora?” chiediamo con una punta di insofferenza che viene percepita dal nostro interlocutore.

“Allora niente. Stiamo a vedere seduti sulla riva del fiume. Esportare la democrazia secondo la definizione di George W. Bush in paesi organizzati in una teocrazia religiosa con i mullah che comandano tutto e su tutto, con l'inesistenza della divisione dei tre poteri perche' il potere e' e deve essere accentrato nelle mani dei sommi sacerdoti al vertice…insomma esportare la nostra democrazia e' la piu' oscena menzogna che si continua a propalare. Questo e' tutto. Almeno per il momento.”

Il nostro conoscente sorbisce le ultime gocce di un espresso superdolcificato con sette cucchiaini, ci stringe la mano e se ne va diretto al suo ufficio dalle parti di Pensylvania Avenue. Qui le vacanze di Ferragosto sono un oggetto sconosciuto.
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