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Boom di bagni pubblici a pagamento. 1 euro per incentivare a fare i propri bisogni sulle pubbliche vie

Serve un intervento governativo ad hoc per la tutela della salute pubblica e contro i titolari di pubbliche concessioni che ne hanno fatto un business

Roma. Stazione “Termini”. Ad un viaggiatore qualunque che scende da un treno qualsiasi dopo un tragitto lungo qualche ora gli scappa letteralmente. Corre avanti e indietro per il grande terminal ma i bagni rimodernati e con porte scorrevoli simili a quella della vicina metro sono a pagamento e non ha in tasca quell'euro, quella magica monetina che possa essere la chiave per un quantomai ovvio sollievo. Ed allora che fa? Cambiare il contante di carta neanche a dirlo, perché é tardi e non ce la fa più. Sale le scale che lo portano fuori. Esce su una strada della Capitale, ma ormai é troppo tardi. È sera ed il primo muro, un po' nascosto da un angolo può essere la soluzione. È la fa lì. Biasimarlo?

Con il fatto che ormai quasi tutte le stazioni, ma anche tanti luoghi pubblici sono stati dotati di bagni a pagamento con sistemi elettronici di controllo all'ingresso per la cifra fissa di 1 euro viene da chiedersi perché i concessionari di strutture pubbliche o i gestori delle stazioni ferroviarie si siano buttati su questo nuovo business e che le pubbliche amministrazioni glielo abbiano concesso.

Non dovrebbe essere il servizio pubblico, piuttosto che il profitto, ma anche necessarie esigenze di salute pubblica ad animare l'azione della p.a. é così garantire che la gestione dei bagni pubblici da parte di chi conduce i pubblici servizi sia assolutamente gratuita e senza alcun costo per la collettività? Per Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello“Sportello dei Diritti”, questa tendenza alla privatizzazione di tutto, anche dei bisogni primari, non fa altro che incentivare i cittadini a non utilizzare le strutture all'uopo demandate, per l'appunto bagni, che per definizione dovrebbero essere pubblici e gratuiti, con conseguenti gravi rischi per la salute pubblica.

La soluzione è semplice ed immediatamente realizzabile: chi gestisce un servizio pubblico che ha come corollario e accessorio la predisposizione di toilette a disposizione dell'utenza, che sia la p.a. o un concessionario, per legge dovrebbe garantire che il servizio sia assolutamente gratuito e fruibile alla generalità dei cittadini. Per tali ragioni, auspichiamo, come associazione, dopo le numerose segnalazioni ricevute sul problema, che il governo intervenga con un provvedimento ad hoc.

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