p.c.: Presidente del Consiglio, Ministro Lupi, Presidente ANCE, Cittadini, Organi d’informazione
Oggetto: Articolo 30, un grave errore da correggere
La recente approvazione alla Camera del “Decreto del Fare” ha mantenuto inalterato il testo dell’articolo in oggetto sulla “semplificazione edilizia”, che abolisce il vincolo di sagoma nelle attività di ristrutturazione e ciò malgrado le numerose e fondate obiezioni di molti deputati nel corso dell’esame da parte delle Commissioni I e V e dell’opposizione dell’organo tecnico più qualificato in materia, l’Istituto Nazionale dell’Urbanistica.
Come abbiamo ripetutamente affermato nei vari documenti già trasmessi a membri del Governo e del Parlamento se tale norma venisse approvata in via definitiva si produrrebbe un gravissimo “vulnus” al sistema di tutela del paesaggio, alla qualità urbanistica delle città e alla qualità della vita dei cittadini.
Auspichiamo quindi che, nell’esame che verrà fatto al Senato, l’art. 30 venga corretto ripristinando il vincolo di sagoma.
I cittadini che hanno già subito, in Lombardia e a Milano in particolare, le nefaste conseguenze di questa normativa, in passato vigente in quei contesti, e che si sono organizzati in Comitati, seguiranno con attenzione i lavori del Senato e valuteranno attentamente le posizioni delle diverse forze politiche. Attraverso i contatti istituiti con i Comitati di altre Regioni, proseguiranno nella sensibilizzazione di coloro che potrebbero essere coinvolti e li informeranno sugli sviluppi della situazione, in vista di eventuali azioni sinergiche.
Riteniamo opportuno esporre alcune considerazioni sul ruolo avuto dall’ANCE e dal Ministro Lupi in questa vicenda.
– L’ANCE ha puntato alla modifica della normativa nazionale dopo che la Corte Costituzionale aveva bocciato quella regionale lombarda, giustificando questa iniziativa come uno strumento per il rilancio di un comparto in crisi e appellandosi a possibili vantaggi in termini di minor consumo di suolo e di risparmio energetico. Ha però fatto finta di non vedere i gravi danni che tale normativa ha prodotto in Lombardia e mostrato di voler far prevalere il tornaconto degli operatori economici sulle esigenze della collettività. Ha inoltre sottovalutato la capacità di opposizione che i cittadini saprebbero esprimere, avvalendosi di tutte le “armi” legalmente utilizzabili.
– Il Ministro Lupi, da sempre molto vicino agli interessi della Compagnia delle Opere e perciò storico alleato dell’ANCE, è stato il più forte propugnatore, a livello politico, di questa norma e ciò è in linea con la sua storia: da Assessore allo Sviluppo del territorio e all’ Edilizia privata del Comune di Milano è stato autore principale di due norme del Regolamento Edilizio che hanno dato il via al fenomeno “ecomostri”:
* l’esclusione dalla “superficie lorda di pavimento” di numerosi spazi, comuni e privati, degli edifici, il che ha consentito di ampliare sostanzialmente le volumetrie e alzare notevolmente le costruzioni. Ciò ha permesso di trasformare laboratori e garage in veri e propri palazzi
* la sostituzione della “regola del 45%” con la “regola del 60%”per calcolare l’altezza massima degli edifici, che ha ulteriormente consentito lo sviluppo verticale
Anche il Ministro Lupi ha privilegiato gli interesse degli operatori economici rispetto a quelli della collettività: i cittadini lombardi, regione in cui è stato eletto in Parlamento, ne terranno debito conto, come sicuramente faranno gli altri aderenti ai comitati ed associazioni delle regioni che hanno già dato riscontro ai nostri segnali.
Cordialmente.
Il portavoce
Roberto Barabino