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QUALE STATO SOCIALE?

Che Letta succeda a Letta, potrebbe anche accadere. Certo è che nell’Esecutivo s’evidenziano preoccupanti esitazioni che ci stimolano ad una realistica riflessione. Guardando troppo all’Europa, ci si è scordati di far bene i conti con una situazione interna che potrebbe, nel tempo, anche aggravarsi. Ci siamo resi conto che, con il varo dei “Piani di Stabilità”, si continua a picconare il sistema sociale del Bel Paese. Non si escludono “tagli” là dove è facile effettuarli. Troppo semplice, anche se molto imprudente. Gli equilibri politici nazionali sono tanto precari da evidenziare possibili “tensioni”. Anche se nessuno, apparentemente, le fomente. Certo è che sono alquanto originali i membri di questo Esecutivo fuori delle righe. Se si vuole varare la riforma elettorale, è indispensabile provvedere entro l’anno. In pratica prima di presumibili elezioni anticipate. Senza sottovalutare le responsabilità di tutti quei politici che ci hanno portato fuori rotta. Come a scrivere che lo Stato sociale ha da essere riformato proprio per garantire all’Italia un futuro possibile. Ancora una volta, i paragoni con gli altri Stati UE si sprecano. Da noi, il fisco ingoia, in sostanza, 1/3 del reddito nazionale lordo. Negli altri Paesi, certamente di meno. Pur nel rigore, le incertezze socio/economiche si strumentalizzano. Da noi i pasticci, magari non ufficialmente voluti, non portano, ovviamente, vantaggi alla ventilata riforma dello Stato sociale. Se la “crisi politica” è, temporaneamente, rimandata, c’è da riflettere sui dati di fatto che, almeno sembra, tutti condividono. L’attuale maggioranza si regge su presupposti troppo precari. Del resto, anche i nostri conti non tornano. L’economia non riesce a garantire un’organica copertura delle spese pubbliche. Finanche le forze sociali, nelle quali pensavamo di riporre la nostra fiducia, si stanno dimostrando possibiliste. Finiti i tempi degli scioperi generali e degli autunni”caldi”, ora si cerca di porre rimedio, più a parole che nei fatti, alla mancanza occupazionale che mortifica tanti aspiranti lavoratori. Al punto in cui siamo, se è dura per i giovani trovare un’occupazione, resta un dramma per quelli che il lavoro lo hanno perduto. In questa calda estate, l’equilibrio previdenziale si è fatto delicato e, sotto certi punti di vista, anche precario. Se ancora esistono, c’è da fare i “conti” sui consistenti capitali e su chi è riuscito a speculare sulla crisi. Ogni passo falso potrebbe limitare il nostro ruolo in UE. Ma non solo. L’Esecutivo Letta, che non ci ha convinto più di tanto, potrebbe dissolversi nell’universo delle incomprensioni e degli arrivismi mai assopiti. Questa XVII Legislatura non è ancora alle corde. Potrebbe esserlo, però, in tempi assai brevi. Nel caso dovesse succedere, senza una nuova normativa elettorale, si tornerebbe a pescare nel mucchio; perdendo di vista, come già sta succedendo, quella riforma dello Stato sociale di cui abbiamo un estremo bisogno.

Giorgio Brignola

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