La politica dello stivale, quella che gli italiani non intendono più solo subire, è tornata, prepotentemente, alla ribalta dopo il primo semestre di quest’anno disgraziato. Il fronte partitico nazionale, profondamente ridimensionato, sembra ancora restio a voltare pagina per tentare di ridare affidabilità ad un Paese che ha smarrito la strada dell’equità sociale. Con la canicola estiva, non si sono, però, smorzate le polemiche, in parte motivate, sul futuro del Bel Paese. Nessuno, in definitiva, ha abbandonato le sue posizioni originarie. Eppure, entro l’anno, i cambiamenti ci saranno e non di natura marginale. Siamo prossimi al varo d’importanti modifiche costituzionali ed istituzionali. I tempi, per proporre volti nuovi, stanno maturando. Perché se la politica non invecchia, ma invecchiano i politici. Quindi, largo ai “giovani”; ma con raziocinio. Letta andrà avanti, senza particolari benemerenze, almeno sino alla primavera del prossimo anno. Poi, si vedrà. Se i cambiamenti si mostreranno ben gestiti, sarà un vantaggio per tutti. In questo tredicesimo anno del Nuovo Millennio, ci siamo resi conto, come molti altri, che cambiare è una necessità. Chi intendesse “frenare” avrebbe vita politica breve. Meglio, in ogni caso, non confondere la scarsa identità politica con la crisi economica della quale identifichiamo responsabilità anche a livello internazionale. C’è da ovviare, pure se apparentemente non sembra, alla frammentazione del potere legislativo che dovrà conformarsi alle nuove necessità di una Nazione che s’aspetta un’evoluzione socio/economica degna di questo nome. Finanche si arrivasse ad una Repubblica Presidenziale, non ci meraviglieremmo più di tanto. Riteniamo, infatti, che, messo a punto un sistema, non ci debbano più essere crisi politiche a vanificarne il lavoro. Le decadenze nazionali, economiche, ma anche politiche, non sono mai state manifestazioni di volontà strategiche specifiche. Dopo la “normalizzazione”, la governabilità nazionale potrà, quindi, essere un qualificante banco di prova. Chi meglio saprà conformarsi ai tempi nuovi, potrà sperare nella fiducia del Popolo italiano. L’Opposizione sarà un’altra garanzia anche per i perdenti; con tutto quello che ne potrà conseguire. Una Democrazia “verace”, come la nostra, non ha bisogni di compromessi, ma di coerenza. Dato che le questioni istituzionali incalzano, è opportuno non tergiversare cercando di imbastire un “problema” dove non c’è. L’Esecutivo Letta rappresenta un momento di transizione necessario per ripartire con nuove energie e con il “placet” di un Potere Legislativo che, poi, sarà ben più articolato di quello che ci ha accompagnato sino ad ora. Chi parteciperà all’”Investimento Italia” dovrà auto finanziarsi. Con l’umiltà di ricevere ciò che ogni formazione politica sarà stata in grado di meritarsi. In conformità con questo teorema, l’Italia supererà l’attuale fase recessiva e la Repubblica potrà, finalmente, avere un nuovo ruolo nello scenario UE ed internazionale.
Giorgio Brignola