Sostengo da tantissimi anni, spesso deriso e giudicato con aria di nonchalance, che le Regioni sono la prima causa del dissesto finanziario dell’Italia in quanto duplicazioni inutili ed inefficienti dello stato centrale, che sono dei carrozzoni che, per tirarne uno solo (mi si passi il termine ferroviario), questo uno ha bisogno di più locomotive anziché essere il contrario, non solo, ma sostengo anche che esse evidenziano spesso degli aspetti che, a mio avviso, non si scostano poi tanto da vere e proprie associazioni a delinquere (Lombardia, Lazio e qualche altra docent !).
Non si fa che parlare a vanvera della necessità di cambiare il titolo quinto della costituzione, ma mai viene spesa una parola, anche dal nuovo governo ibrido di Letta, in merito a questo argomento malgrado sia più che evidente che le regioni costituiscono una vera mortale sanguisuga delle risorse statali e che esse, un giorno sì e l’altro pure, hanno controversie con lo Stato Centrale con lunghi e dispendiosi contenziosi presso la Corte Costituzionale.
Esse inoltre sono completamente assenti e lontane dai cittadini, costituendo esse tra l’altro solo dei. serbatoi professionali per persone che lavorano poco o niente (come ho avuto modo di accertare, salvo rare eccezioni): il loro costo è macroscopico rispetto a quello che sarebbe il mantenimento di macroprovince, o lasciando le province già esistenti come adesso, sicuramente più utili e vicine ai cittadini.
Più di qualche volta ho portato degli esempi numerici relativi ai costi delle regioni e delle province e ne è emerso che le Regioni sono enti completamente inutili e che solo le province hanno un vero ruolo, ma non mi si vuol ascoltare in quanto cadrebbe il palco degli approfittatori della politica, delle persone disoneste e quant’altro..
Secondo me, chi non ammette che le regioni sono enti inutili e che non ricorda che esse sono “partite” 20-30 anni dopo il loro inserimento in Costituzione, molto verosimilmente per questi motivi, non solo è in mala fede, ma è anche uno sprovveduto !
Chiunque esso sia.
ARNALDO DE PORTI
