Il 12 maggio in una lettera pubblicata da Affaritaliani e da L’Espresso.it , scrivevo: «Ignazio Marino finge di non sapere oppure davvero non sa che cosa è la “Marcia per la vita” che si è svolta a Roma? Oppure, com’è abitudine della maggior parte dei politici del Pd, si sta dando da fare per perdere consensi? Trascrivo le parole che ha pronunciato riguardo alla sua assenza dalla marcia: “Non sono alla marcia per la vita perché non voglio strumentalizzare politicamente un’iniziativa giusta”. Un’iniziativa giusta? E’ giusta la marcia per la vita a tutti i costi? E’ giusta la marcia contro la legge 144? E’ giusta la marcia contro il testamento biologico? Il senatore ha proseguito: “La vita si difende con i fatti e il mio programma elettorale parte proprio da questo punto irrinunciabile e da un lavoro serio per trasformare la nostra città in un luogo dove realmente la priorità siano la persona umana (l’aggettivo è pleonastico) e i suoi inalienabili diritti”. E qui viene davvero il sospetto che il senatore ignori che gli inalienabili diritti della persona non sono assolutamente rispettati da coloro che marciano per la vita a tutti i costi». Ed ecco il commento di un lettore: “In realtà, l’adesione alla marcia senza la partecipazione ad essa, è perfettamente coerente col “pensiero” di Ignazio Marino che ho potuto conoscere dal suo blog… Non penso che dai tempi di Forlani si sia visto un politico più sgusciante, capace di inserire in ogni concetto una concessione a quello opposto… “. Aveva ragione il lettore? Sembra di sì a giudicare dalla rifiuto del sindaco di partecipare al Roma Pride 2013, con le scusa di voler trascorrere qualche ora in famiglia.
Renato Pierri