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IL PUNTO

IL PUNTO
N. 446 del 4 maggio 2013 – di MARCO ZACCHERA
SOMMARIO: VERBANIA: ARRIVEDERCI – TRA INCIUCIO E COESIONE – COSE NUOVE A
DESTRA
RISTAMPATO “INVERNA” – LO OFFRO AI LETTORI
Visto il buon successo ho ristampato il mio libro “INVERNA” che viene ora
offerto ai lettori de il Punto anche gratuitamente e ricordando che l’incasso è
comunque devoluto in beneficenza al “Verbania Center”. Per averne una copia
basta richiederla a marco.zacchera@libero.it e verrà inviata a mezzo posta.
ARRIVEDERCI
Non posso dire che non fossi commosso quando – lunedì sera – ho lasciato per l’
ultima volta il mio ufficio da sindaco di Verbania, ma visto che le dimissioni
sono state un atto di mia meditata volontà, sapevo a cosa sarei andato
incontro, anche emotivamente. Mi veniva in mente il primo giorno in cui ero
entrato come neo-eletto, il 10 giugno del 2009, in una mattina piena di sole
quando, salendo i gradini delle scale del Municipio a due a due (cosa che
peraltro ho fatto fino all’ultimo giorno), debuttavo in un incarico che
sicuramente mi ha impegnato fino al midollo.
Cosa fatta capo ha, inutili dietrologie e ripensamenti, anche se in questi
giorni mi sembra così strano non dovermi più occupare delle mille cose
quotidiane della mia città: spesso mi sento triste, ma anche molto sereno.
Questa mia scelta non vuol dire tra l’altro che io non voglia più occuparmi
della nostra comunità, anzi mi auguro (anche se non mi illudo) che si apra ora
un periodo di riflessione più sereno, utile a prepararsi con serietà alle
elezioni dell’anno prossimo, mentre io opererò anche in altri campi dove si può
comunque lavorare bene tra e per le persone, soprattutto quelle che più hanno
bisogno.
Mi hanno fatto piacere tanti gesti di amicizia che ho ricevuto in questi
gironi dai dirigenti, i collaboratori del comune, ma soprattutto da tantissime
persone di ogni età e opinione politica.
Ho invece notato ancora una volta le dichiarazioni pungenti di alcuni
capigruppo della maggioranza, e quando leggo tra le parole un certo piglio di
sfida, dei dubbi sui motivi reali per cui avrei deciso di dimettermi,
sinceramente sono oltremodo più convinto di aver fatto la scelta migliore. Ai
consiglieri comunali più vicini ho cercato di spiegare meglio e personalmente
le ragioni del mio gesto, così come a tanti cittadini che ho sentito
preoccupati ma anche solidali. Con le loro email, le parole, le strette di mano
ho capito di aver comunque lasciato un buon ricordo.
D'altronde in questi anni ho sempre incontrato tutti coloro che me l’ hanno
chiesto cercando di ascoltare ognuno indistintamente e senza preconcetti,
mentre chi continua a rimanere arroccato nelle proprie indissolubili certezze
avrà tutto il tempo per comprendere che ci sono priorità maggiori – soprattutto
umane – rispetto al proprio interesse o visibilità personale.
La politica ufficiale, invece, si sa che non conosce gratitudine. La
riconoscenza, perché si manifesti, dovrebbe partire proprio dalla
consapevolezza che per molti questo loro percorso amministrativo era iniziato
esclusivamente grazie al mio successo del 2009 (54% al primo turno, di più di
tutti i voti raccolti dalle liste collegate) e non poteva che concludersi per
mia volontà, quindi, nel momento in cui si è cercato di affondarmi e di
delegittimarmi ( più o meno anonimamente!) adducendo i motivi più squallidi,
spesso assolutamente stupidi. Riflettano su questo alcune persone: può essere
un buon inizio e un bagno di umiltà per la loro prossima volta.
Ho pensato intanto di preparare un piccolo omaggio ai tanti lettori de IL
PUNTO che mi hanno scritto e alle molte persone che in queste settimane mi sono
state vicine e presto sarà così pronto un volumetto con tante testimonianze di
persone che hanno commentato le mie dimissioni. Uno spaccato della realtà umana
e politica e dei giudizi (non sempre lusinghieri!) che ho ricevuto per la mia
scelta e che lascerò come omaggio e ricordo di questa esperienza a chi ne vorrà
avere una copia.

COLLABORAZIONE O INCIUCIO ?
L’esordio di Enrico Letta è stato discreto, anche se la situazione non è
facile a livello economico, politico e soprattutto strategico. Il punto
centrale è vedere se durerà questo governo con l’ inedita collaborazione
politica e non solo tecnica tra PD, PDL e centro. Certo due mesi fa nessuno
avrebbe potuto scommettere su questa evoluzione che però ha costretto i partiti
maggiori a parlarsi e – sotto l’incubo di andare a votare – decidere finalmente
di confrontarsi su cose concrete e non solo su slogan. Ci sono e ci saranno
“falchi” e colombe, affossatori e pontieri, ma intanto un dialogo si è avviato
e a guadagnarci è l’Italia che non poteva (non può) permettersi una campagna
elettorale continua.
In fondo in tutti i paesi d’Europa ci sono stati periodi di “grandi intese”
soprattutto nel momento in cui era necessario far fronte alle emergenze e credo
ci sia bisogno di un momento di tregua e di riflessione. Certo non mancheranno
le tensioni (oltretutto ci sono le elezioni amministrative di fine mese a Roma
e in altre città) ma Napolitano è garanzia di equilibrio. Per questo spero che
l’esperienza di Letta prosegua anche se ci sono pochi spazi per ridurre il
carico fiscale e accontentare la gente su temi caldi come IMU, esodati,
rifinanziamento della cassa integrazione, liquidazione dei debiti alle imprese
(e agli enti locali) creditori verso lo stato.
Di positivo c’è anche che l’intesa raggiunta emargina il movimento di Grillo,
SEL e compagnia che giocheranno la carta dei toni sempre più urlati
intercettando sicuramente frange di protesta ma – credo – complessivamente
sempre meno elettori proprio perché in poche settimane molti hanno capito che
gridare e facile ma tentare di risolvere i problemi dannatamente più
difficile.
E INTANTO A DESTRA…
Ma – se credo che a livello amministrativo e politico sia necessaria una
intesa che vada oltre l’orgoglio e i preconcetti dei singoli – sento forte
anche la necessità che nella politica tornano a muoversi delle idealità che da
troppo tempo sono appannate e nascoste. Un modo diverso di fare politica che
sia più riflessivo, storico, di confronto su temi che hanno poco spazio su
twitter perché impongono basi solide di partenza, esperienze, volontà di
ricerca.
Il voto di febbraio, per esempio, ha distrutto la Destra italiana,
polverizzandola in tanti gruppi e rendendola incapace di avere una
rappresentanza organica e di riferimento.
E’ tempo di ricominciare a ripensare al ruolo storico di una Destra politica
che è stata capace di evolversi dopo decenni di ostracismo ma che, giunta al
potere, non ha saputo “vaccinare” i nuovi alleati, ma anzi ne è stata
corrosa e distrutta.
Sarebbe un peccato perdere capacità umane, figure rilevanti di pensiero e di
azione, possibilità enormi anche di successo elettorale nel momento in cui ci
si ripresentasse non tanto come “partito” ma “manifesto di idee”. Temi come il
presidenzialismo e l’elezione diretta del capo dello stato (raccoglievamo le
firme per leggi di iniziativa popolare già ai tempi di Almirante) sono ancora
più attuali ancora oggi, soprattutto nel momento in cui tutto sembra
corrompersi tra partiti-non partiti, soubrettes e talk show che sanno tanto di
plastica come i cibi precotti.
Oggi ho partecipato a Roma un incontro importante al Teatro Adriano dove ho
ritrovato tanti amici di un tempo, ma non solo ex parlamentari messisi insieme
come ad un convengo di combattenti e reduci, ma di persone per bene lasciate ai
margini e che si sentono invece ancora in grado di dare molto per l’Italia
proprio partendo da errori, insufficienze e sbagli del passato. Tutti insieme,
aperti al nuovo, consci di essere non solo “memoria storica” ma convinti di
poter dare un contributo serio e propositivo al bene collettivo…credo sia ora
di ripartire.
Un saluto a
tutti

Marco
Zacchera

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