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Partito Democristiano

Evviva, abbiamo un governo. L’Italia ha un governo. Da martedì prossimo, il paese godrà di quel benessere che gli stava sfuggendo dalle mani. L’Italia non fallirà più e mercoledì si vedranno subito i primi effetti positivi. Giovedì avremo la conferma che milioni di libri sono stati scritti invano, che milioni di morti sono morti per nulla, che milioni di pensatori hanno sprecato il loro tempo, che le biblioteche di tutto il mondo sono gonfie di chiacchiere. PD e PDL hanno dato un segno di grande responsabilità e, al cospetto di Napolitano, hanno messo la coscienza a posto. Ma anche nei riguardi del paese, specie il PDL, dimostrerà che tutto questo lamentio all’interno del Partito Democristiano altro non era che sterile demagogia. D’altronde cosa avrebbero potuto pretendere di più? Sono arrivati primi ma non hanno vinto; nonostante tutto non hanno concesso nulla a nessuno vedi le due Camere; hanno supplicato Grillo di avvicinarsi e chiedere di entrare nel loro governo invano; hanno proposto Marini al Quirinale e sono stati battuti; hanno ripiegato, perché di un ripiego si è trattato, addirittura sul fondatore del PD Prodi e sono stati ribattuti; sono al governo con i loro peggiori nemici di sempre, ed oggi si lamentano? Ma di cosa, di grazia, si lamentano quelli che si oppongono? I tempi sono cambiati, dicono, è finita l’epoca degli scandali oggi siamo come quando nella Francia del XVIII secolo di Luigi XV la Maîtresse-en-titre la favorita del Re, faceva parte dell’apparato e non era vista come una concupina. Dobbiamo emanciparci, affidarci alla evoluzione dei concetti e delle morali superate dai fatti e dalle crisi economiche. Questa, signori, si chiama innovazione affidata all’incapacità di giovani portatori infetti di arcaiche concezioni prima familiari e poi politiche ma efficaci e questo, in definitiva, conta. Infatti, i vecchi si sono dimessi in blocco per ritegno, i giovani persistono nel fallimento di quelle che possiamo definire essere solo le proprie personali aspettative. Nulla sarà ormai come prima ed il cambio generazionale vi sarà ancorché per quei giovani innovatori fermi nientemeno che al 2006 in attesa che qualcosa si realizzi. Ebbene, quel qualcosa si è realizzato e non se ne sono neanche resi conto. Il cambiamento è in atto sotteso aduna campagna elettorale strenua che è cominciata da quando Letta è uscito dall’ufficio di Napolitano e continuerà sino alle decisioni intorno all’abolizione dell’IMU.

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