Calcio. Il derby di Torino, tra certezze e speranze

In una Italia dove l’incertezza regna sovrana, sia a livello economico che a livello politico, priva ancora di un Governo e, per poco, anche di un Presidente della Repubblica, l’Italia calcistica trova invece le sue certezze nella Juventus, leader incontrastata del nostro campionato.
Domani, la Vecchia Signora, potrebbe festeggiare con quattro giornate di anticipo il suo secondo scudetto consecutivo, il 29° della sua storia. E lo potrebbe fare proprio contro i suoi rivali cittadini, l’altra metà di Torino, perché la storia si scrive anche con queste tipo di partite, quasi dei copioni fatti apposta per avere più appeal su pubblico, in generale, e tifosi, in particolare.
Un derby che vede il Toro indietro di ben 41 punti dai bianconeri, a +7 dalla zona retrocessione che non fa stare tranquilli abbastanza Cairo & co.
L’ultima vittoria dei granata risale alla stagione ‘94/’95 (Torino-Juve 3-2) e questo potrebbe rappresentare un motivo in più per far accendere qualche speranza per i tifosi del Toro per interrompere questa lunga striscia negativa.
Ma la Juve di Conte vuole chiudere i conti. E subito. La determinazione del tecnico juventino la si capisce anche in conferenza stampa quando afferma che: “Se l'anno scorso è stato lo scudetto del miracolo, questo sarà quello della ferocia, della voglia, della determinazione e della continuità. Tutte qualità che abbiamo dimostrato più delle nostre avversarie”.
E mentre Andrea Agnelli afferma che il nostro calcio non è più ambito come quello di una volta ma è “solo di passaggio”, con stadi semi vuoti e fin troppa violenza, anche verbale, la stessa società bianconera qualcosa di diverso e di positivo in questi ultimi anni la sta facendo. A partire dallo stadio di proprietà che offre servizi più disparati, all’aspetto più tecnico di portare avanti un progetto di squadra composta da calciatori italiani che forse consentirebbe, soprattutto ad un tecnico altrettanto italiano, di stabilire un feeling più rapido con i suoi uomini.
Insomma, forse il futuro del nostro calcio è appena iniziato, speriamo non faccia il gambero.

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