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Il ruolo effettivo del "contributo volontario" nelle scuole come emerso da un’ analisi presso gli Istituti bolognesi, il commento della Cinti

La vice responsabile dell' Italia Dei Diritti per la Scuola e l' Istruzione: “Non è affatto irrilevante la mancanza di consapevolezza, in modo particolare tra le famiglie, dell' utilizzo reale dei fondi del “contributo volontario” nel corso dell' anno scolastico, così come è importante che siano trasmesse precise informazioni anche in merito a quanto stabilito e previsto dalla legge riguardo a tali fondi, in modo che ai genitori sia riconosciuto effettivamente il diritto di operare una scelta in piena libertà, con la comprensione delle finalità per le quali ogni anno viene chiesto loro di partecipare con l' offerta di un contributo”

Bologna, 17 aprile 2013 – Per quanto concerne le scuole superiori sul territorio bolognese, in media le famiglie pagano circa 100 euro l' anno di contributo volontario, che di norma viene erogato per ampliare l' offerta didattica presso gli Istituti. Di certo sappiamo che non ha carattere obbligatorio, ma secondo quanto riportato dalla portavoce del Coordinamento dei presidenti di Circolo e di Istituto di Bologna, “non è sempre così”. A causa dei tagli che mettono a dura prova le diverse realtà scolastiche, questo contributo pare di fatto insostituibile. Nei giorni scorsi è stata presentata al Direttore dell' Ufficio Scolastico provinciale Maria Luisa Martinez una analisi che, partendo dall' osservazione di 39 scuole cittadine, si proponeva di fare un quadro complessivo della situazione. Luisa Carpani, portavoce del Coordinamento, ha dichiarato che “i genitori chiedono ai vertici della scuola più trasparenza e vigilanza su questi fondi”, aggiungendo inoltre: “Le famiglie devono essere correttamente informate sul fatto che non sono obbligate a dare questi soldi e che sono contributi detraibili, e poi ci vogliono rendicontazioni chiare sul loro utilizzo: la legge dice che non possono essere usati per far funzionare la scuola. In alcuni casi, invece, vengono utilizzati anche per coprire in parte i corsi di recupero obbligatori di metà anno”. Da quanto emerso, nelle scuole materne ed elementari il contributo medio è di euro 16,50, mentre alle medie è di 21. Il problema vero è però alle superiori, dove oltre il 90% delle famiglie ha versato tra gli 87 e i 150 euro. Sempre Luisa Carpani osserva: “Senza questo contributo le nostre scuole purtroppo non sono in grado di funzionare regolarmente. Il punto è che servirebbero più soldi dati dallo Stato, invece siamo costretti a finanziare una scuola che già paghiamo con le tasse”. E di fatto, annualmente, il fondo ministeriale attribuito ad un liceo di mille studenti è di appena novemila euro. Inoltre, in alcuni casi, il denaro del contributo, che tra il 2006 e il 2008 è stato investito per pagare i supplenti e Commissioni di Maturità -poichè lo Stato non pagava i residui attivi alle scuole- serve per la manutenzione degli edifici, il funzionamento della struttura e i corsi di recupero.
Luana Cinti, esponente dell' Italia Dei Diritti e vice responsabile per la Scuola e l' Istruzione commenta in merito: ” Una situazione che necessita di un preciso chiarimento, soprattutto alla luce dei diversi aspetti emersi all' interno di un significativo numero di Istituti presi in esame. Non è affatto irrilevante la mancanza di consapevolezza, in modo particolare tra le famiglie, dell' utilizzo reale dei fondi del “contributo volontario” nel corso dell' anno scolastico, così come è importante che siano trasmesse precise informazioni anche in merito a quanto stabilito e previsto dalla legge riguardo a tali fondi, in modo che ai genitori sia riconosciuto effettivamente il diritto di operare una scelta in piena libertà, con la comprensione delle finalità per le quali ogni anno viene chiesto loro di partecipare con l' offerta di una somma di denaro. E' giusto che tutto venga rendicontato e monitorato con la dovuta attenzione, che vi sia omogeneità tra le realtà scolastiche, che il denaro non sostenga le spese per la manutenzione degli edifici, per il pagamento dei docenti supplenti o i corsi di recupero (tra l' altro obligatori), ma ancor prima è imprescindibile che non si confondano i ruoli e i doveri nell' erogazione dei contributi in denaro, poichè in effetti i genitori non hanno alcun obbligo in tal senso, mentre di fatto passa il messaggio che senza questi fondi annuali non si riesce a tirare avanti, come se la scuola dovesse progressivamente intraprendere il cammino dell' autogestione. Senza contare che soprattutto presso le scuole superiori la soglia di denaro versata è indiscutibilmente alta e non è giusto che proceda oltre. La famiglia non può e non deve sostituirsi allo Stato e alle sue irrinunciabili funzioni, anche se a livello nazionale i tagli agli Istituti mettono in ginocchio le scuole nei diversi territori e la complessiva situazione economica critica continua ad interessare pesantemente i diversi settori della vita sociale con conseguenze sotto gli occhi di tutti. Il contributo volontario non va inteso come “tappabuchi” di volta in volta impiegato per sopperire ad una carenza all' interno di una scuola, ma esclusivamente inteso al miglioramento dell' offerta didattica. La scuola e l' istruzione, ma in generale la formazione scolastica, è un diritto basilare che viene riconosciuto attraverso un intervento concreto e continuato da parte delle Istituzioni, ed un impegno che può ma non deve avvalersi necessariamente ulteriori contributi da parte delle famiglie”.

Ufficio Stampa Italia Dei Diritti Scuola e Istruzione
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