IL REBUS DELLA COERENZA

Ora è quasi sicuro. Entro la prossima primavera si dovrebbero avere nuove elezioni politiche. Con una nuova normativa che consentirebbe cambiare gli intoppi di un sistema proporzionale/maggioritario che ha favorito, anche se non direttamente, lo stallo che sta distruggendo il Paese. Insomma, prima di fine d’anno, sarà fondato un nuovo “Parlamento”. Differente nei numeri e nella composizione camerale. Almeno, così dovrebbe essere. Se non ci fossero ulteriori “volta faccia” l’imminente Esecutivo dovrebbe interessarsi d’alcune riforme costituzionali ed istituzionali. Sul fronte socio/economico, resterà il piano di stabilità già varato dal Governo Monti. Per il 2014, dopo una breve amministrazione ordinaria, si riprenderà in esame anche questa spinosa materia. Ma, ancora una volta, il condizionale resta d’obbligo. Non sarà facile scardinare certi accordi “sotto traccia” che non si vedono, ma che ci sono. Certo è che sarà il “vecchio” Parlamento a varare tutte le regole del “nuovo”. I tempi nei quali il “potere logorava chi non lo deteneva” sono finiti col M5S. Tutti, finalmente, hanno compreso che, per non soccombere, è necessario cambiare definitivamente pagina. Senz’altre polemiche, si dovrà cambiare “bottega” e “bottegai”. Una sorta di pulizia che dovrebbe essere, a nostro avviso, auto gestita dalla fitta schiera di Parlamentari che saranno, poi, drasticamente ridotti. Certo è che se il “nuovo” andrà a sostituire il “vecchio”, dovrà essere accompagnato da un preciso programma attuattivo; senza del quale il cambiamento resterebbe una mera ipotesi. Mentre ci si avvicina alle elezioni presidenziali, ed al tramonto di questo primo quadrimestre 2013, i segnali di disponibilità politica non sono mancati. Ovviamente, tra PD e PdL. Però solo in apparenza. L’evidente mancanza di una linea operativa in comune, non ci consente di formulare previsioni ottimistiche. Il segnale forte sarà la convergenza su un nome per il Quirinale. Le incognite per il nostro futuro sono, però, tanto complesse da non consentirci neppure una visione attendibile. Se colpe ci sono state, nessuno n’è stato esente. L’onestà politica non ha trovato fertile terreno in un marasma ideologico ed economico nel quale ci hanno costretto a vivere. Almeno, ci si è resi conto che un’era, con tutte le sue poliedriche sfaccettature, è alla fine. Tutto considerato, basterebbero pochi segnali per andare oltre. Ciò nondimeno chiari ed immediatamente realizzabili. I tempi “lunghi” appartengono ad un’altra era ed ad un arcaico sistema di gestire la politica. A dispetto di questa riflessione, che riteniamo più che condivisibile, ci sono altri nodi da sciogliere. Primo, tra tutti, è, e rimane, quello della coerenza.

Giorgio Brignola

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