POLITICA DELLO STIVALE

La stabilità politica è solo una scusa. La “crisi”italiana è di sostanza, non di principi. L’attuale precarietà è figlia di troppi compromessi che hanno fatto fiorire nella Penisola tanti partiti che, ora, hanno iniziato ad essere fagocitati da una realtà socio/economica bancarottiera. Insomma, stiamo andando incontro ad una “reazione” auto immune che tende ad inglobare i rimasugli del passato. Ovviamente, con l’instabilità si sono aggravati i problemi di un Paese, com’è il nostro, incapace di andare oltre il primo giro d’orizzonte. Dietro tanta incertezza, c’è un’Italia che sprofonda in un’insidiosa sabbia mobile. E’ vero che anche altri Stati in UE sono in difficoltà, ma da noi si è confuso l’aspetto economico del problema con quello squisitamente politico. Non esistono più scelte; la XVII Legislatura, quando sarà varata, potrebbe presentarsi tanto anomala da provocare un rifiuto a posteriori, con conseguente impossibilità d’andare oltre. Quando lo Stato non può più far fede ai suoi impegni economici, significa che non esiste spazio per recuperare, almeno parte, quanto abbiamo perduto. I tempi della voce”grossa” e degli Esecutivi d’alleanza sono finiti. Ora non resta che far buon viso a cattiva sorte. Soprattutto quando la “sorte cattiva” ce la siamo cercata aprendo spiragli ad “ipotetici” incontri che, invece, si sono rivelati “scontri”. Se bastassero dei “buoni” consigli per superare l’ingovernabilità, non saremmo tanto scettici. Di fatto, però, mancano le basi per costruire qualcosa di solido. Quello che resta fondamentale è sboccare lo stallo che non ci possiamo più permettere e mandare a casa un Esecutivo già “dimissionario” per volere elettorale. Se non si rimedierà a concretizzare le riforme istituzionali ed una valida legge elettorale, non vediamo scelte ad elezioni imminenti. Realtà che, in ogni caso, servirebbe solo a rimestare le carte di un gioco che non piace proprio in funzione dei giocatori. Tutti hanno evidenziato la necessità di “cambiare”. Allora, cosa s’aspetta? Meglio mutare le regole del gioco e, solo in un secondo tempo, quelle degli aspiranti alla partita. Vivere in Italia resta difficile, sicuramente più che agli albori di questo nuovo Millennio. Per la verità, curando interessi parziali, s’è perso di vista il benessere generalizzato che è quello più esclusivo per superare ogni fase involutiva. Sul fronte di questo bipolarismo, sempre più improprio, è impossibile evitare il peggio. Ora, come procederanno le cose? Basterà un qualificato parere dei dieci “saggi” per trovare un compromesso? Due interrogativi ed una sola risposta: non c’è dato saperlo. Ancora una volta, sarà la buona volontà del Popolo italiano a farci riflettere sul comune futuro.

Giorgio Brignola

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