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Gabriella Pescucci e Alessandro Lai: fare il costumista è più affascinante che fare lo stilista

“Non è vero che l’Oscar va necessariamente al migliore, Piero Tosi non l’ha mai vinto. E non ti aumenta lo stipendio. Quello che fa è farti conoscere di più”. E’ così che giovedì scorso Gabriella Pescucci, premio Oscar nel 1994 per i costumi de L'Età dell'Innocenza di Martin Scorsese, si è presentata insieme con Alessandro Lai agli studenti d’eccellenza dell’Università La Sapienza per il ciclo di seminari I Professionisti della Moda. I due costumisti hanno raccontato il proprio lavoro a fianco di grandi registi italiani e stranieri, “un’elevata manifestazione di artigianato” per la prima, una professione di “tecnici di altissimo livello” per il secondo.

Entrambi hanno iniziato la propria carriera studiando arte per poi interessarsi al cinema: Alessandro Lai è laureato in storia dell’arte contemporanea con laurea su Piero Tosi, uno dei più grandi costumisti italiani del secolo scorso (un esempio per tutti: Il Gattopardo di Luchino Visconti), e si è formato all’interno della prestigiosa Sartoria Tirelli. “Il periodo migliore della mia vita. Ho avuto la fortuna di ‘acchiappare’ il cinema attraverso di loro, e alla fine mi hanno dato il soprannome di ‘Zanichelli’ per quanto ne ero appassionato”. Gabriella Pescucci ha studiato arte a Firenze prima di “scappare” a Roma a causa dei movimenti del ’68, attratta dal grande cinema. “Ho iniziato come assistente, poi è arrivato il mio primo film con Patroni Griffi. Ho lavorato in Italia fino agli anni ’80, quando mi sono guardata attorno e mi sono accorta che tutti i registi che amavo stavano morendo; allora ho dato uno sguardo all’estero” . Ed è così che ha lavorato con registi come il già citato Scorsese e Tim Burton per La Fabbrica di Cioccolato (“sexy e simpaticissimo Johnny Depp, mentre Burton non parla poi molto” ).

Entrambi hanno lavorato con grandi registi del cinema italiano (Ettore Scola, Dino Risi, Sergio Leone e Federico Fellini per Pescucci; Ferzan Ozpetek, Francesca Archibugi, Franco Zeffirelli e Giorgio Treves per Lai) , ma hanno realizzato costumi anche per il teatro e per la lirica. “Prima si facevano almeno due spettacoli di opera lirica all’anno, ora molto meno: l’elemento economico purtroppo influenza molto” lamenta Alessandro Lai. “Una modista è divenuta una rarità”. E infatti Pescucci consiglia ai giovani di studiare taglio: “tra cinque anni avrete tutto il lavoro che volete”.

Non poteva mancare infine una riflessione sul rapporto tra moda e cinema (tema della mostra Trame di Moda che Alessandro Lai ha curato con Fabiana Giacomotti , inaugurata lo scorso settembre a Palazzo Mocenigo a Venezia ). Per Lai “la collaborazione fra cinema e stilisti funziona solo per i film contemporanei , come è successo per American Gigolò e Armani. Per quelli storici è meglio utilizzare il vintage”. “A differenza degli stilisti” conclude Pescucci “noi dobbiamo lavorare su corpi reali. I vestiti, il trucco, i capelli sono il primo passo per creare il personaggio, e i costumi devono aiutare gli attori a entrare nella parte. E’ un lavoro molto complesso, a volte più della moda in senso stretto, ma proprio per questo a mio avviso anche più affascinante”.

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