L’ECONOMIA DELLA POLITICA

Le consultazioni politiche generali d’inverno faranno storia e, ci auguriamo, serviranno da monito; anche per chi si sente”vincitore”. L’Italia ha rivelato il suo stato d’indigenza dopo i dodici mesi d’Esecutivo Tecnico; anche se il degrado economico era iniziato parecchio prima. Subdolo ed insidioso, si è rivelato per i suoi effetti nefasti dopo che certi provvedimenti impopolari erano stati presi per salvarci dal “baratro”. Ora, dato che politica ed economia sono due teoremi che non possono essere disgiunti, l’ingovernabilità del Paese, almeno allo stato attuale, non ci consente alcuna ragionevole opzione per non finire in quel “baratro” che resta dove lo abbiamo lasciato. Insomma, l’Italia non può permettersi d’aspettare gli eventi correlati agli umori di chi ha “quasi” vinto. Col tramonto dell’attuale Legislatura, i conti per il Paese sono presto fatti: milioni di posti di lavoro sfumati, difficoltà nel tirare avanti e regresso sociale apparentemente irrefrenabile. Quando, in politica si affermano dei fatti e se ne pensano degli altri, allora tutto appare vanificato. La buona volontà non è sufficiente per evitare il peggio. La realtà nazionale resta assai complessa e vincolata ad un sistema che neppure Grillo riuscirà a sradicare in tempi brevi. Nonostante che ci siano delle decisioni che dovrebbero essere prese in intervalli assai contenuti. Mentre la forza lavoro cala, la speculazione continua ad avere la meglio. I bisogni di una società non possono essere condizionati dalla volontà altrui. Decidere insieme sarebbe la soluzione migliore; ma con chi? La prospettiva di tirare il sasso e nascondere il braccio si è ripresentata prepotente e non crediamo che il Parlamento avrà vita “facile”. Già s’ipotizza che non n’avrà proprio. Con l’ottica di non allearsi con nessuno e di navigare a vista la nave Italia potrebbe fare un tragico naufragio. Senza, poi, sottacere che il Bel Paese avrà da rendere conto all’Europa del suo “status” e dei progetti per migliorarlo. L’ipotesi di un referendum per uscire dall’area Euro non sembra aver trovato seguito. Certo è che non sarebbe, a parer nostro, la soluzione ideale per uscire dalla recessione. Le scelte che si configurano sono le solite. Chi le propone, poi, le smonta con una battuta. Intanto, per governare, il Movimento Cinque Stelle ha un ruolo insostituibile. Premesso che gli italiani avranno il Governo che si sono meritati, resta da capire se ci sarà un Esecutivo capace di reggere alle “bordate” di chi non ha ancora compreso che siamo tutti sulla stessa barca. Non esiste, di conseguenza, nessuna garanzia per una ripresa. Neppure se a lunga scadenza. A poco, di conseguenza, servono le “teatrinate” che i media riportano a tutto campo. La politica, lo ripetiamo, è una cosa seria che male coesiste con l’economia. Quando avremo sentore di un razionale esordio di una politica economica, che tenga conto di chi ha votato in un certo modo anche per disperazione, sarà nostra premura evidenziarne gli sviluppi.

Giorgio Brignola

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