Steroidi e gelosia

Di Carlo Di Stanislao

Domani Reeva sarà seppellita, mentre Oscar tornerà in tribunale. Intanto si fa strada una ipotesi inquietante: Oscar Pistorius, che il 14 febbraio ha ucciso la fidanzata Reeva Steenkam, potrebbe essere stato preda degli effetti di steroidi anabolizzanti, sostanze illegali trovate in casa dell'atleta ed ora cercate nel suo sangue.
Intanto sono state trovate alte quantità di alcool nei campioni di sangue prelevati nella immediatezza dell’arresto e si è potuta appurare un certo frequente ricorso alle armi da parte di Pistorius che, a gennaio, sparò in un affollato ristorante a Johannesburg ed un colpo, pare partito per errore, sfiorò Kevin Lerena, un pugile suo amico.
Dicono gli esperti che episodi di rabbia esplosiva possono essere facilmente provocati dall'assunzione di steroidi anabolizzanti androgeni, tanto da costituire un quadro ben preciso e noto come “rabbia da steroidi”, caratterizzata da manie, ansia e modificazioni della libido.
E non basta: questi farmaci danno astinenza, sia fisica che psicologica e quindi, nei periodi di necessaria disintossicazione, si incorre in grossi rischi di depressione e manie suicide.
Nel 2007 un caso eclatante legato agli steroidi, quello del wrestler Chris Benoit, che uccise la moglie e il figlio di 7 anni, per poi suicidarsi.
C’è anche la registrazione di una telefonata ad inguaiare Pistorius, oltre ad una mazza da cricket insanguinata, rinvenuta nella sua villa.
Secondo fonti della polizia scientifica al quotidiano City Press, il cranio della fidanzata dell’atleta olimpico e paralimpico, aveva subito forti lesioni e c’era moltissimo sangue sulla mazza, sicché, secondo una ipotetica ricostruzione, il primo colpo d’arma da fuoco sarebbe stato sparato in camera da letto, dopodichè la Steenkamp, colpita all’anca, si sarebbe rifugiata in bagno dove è stata raggiunta da altri 3 proiettili da 9mm, di cui due alla testa.
Il quotidiano ricostruisce anche gli istanti immediatamente successivi al dramma: il padre di Pistorius avrebbe ricevuto una telefonata dal figlio intorno alle 03 e 20 di notte, in cui gli chiedeva di raggiungerlo a casa e quando la famiglia è arrivata, avrebbe trovato il giovane che scendeva le scale con il corpo della fidanzata tra le braccia.
Inoltre il il Daily Mail online scrive di una telefonata ad un amico, in cui Pistorius dice: “Ho ucciso la mia Baba, che Dio mi porti via”.
Movente la gelosia, nei confronti di Mario Ogle, 24 anni, aitante stella della musica nonché concorrente di “Tropika, Island of treasure”, il reality a cui stava partecipando Reeva e di cui ieri sera e nonostante tutto, è stata trasmessa la prima puntata.
Nel video-tributo, con allegre immagini girate in acqua insieme ai delfini, la modella trentenne dà il suo addio al programma, sottolineando “l’importanza di mantenere integra la propria dignità, mantenere lo stile ed essere sempre se stessi” e salutando il set di Tropika Island of Treasure, con un commovente “mi mancherete tutti”.

Pistorius, la cui gelosia morbosa era già nota ai media sudafricani, non avrebbe visto di buon occhio la partecipazione della bellissima fidanzata al reality, ma questo dettaglio da solo non basta per essere considerato un indizio.
La polizia può contare però sulla testimonianza di Dominique Piek, amica e collega della vittima, la quale ha dichiarato che il campione non voleva che Reeva partecipasse alla trasmissione proprio a causa di Mario Ogle, con cui – ha precisato la Piek – era nata solo una “semplice amicizia”.

E mentre infuriano le critiche alla tv Sabc1 che ha mandato in onda il reality con Reeva tra i protagonisti, Pistorius, che rischia l'ergastolo, attende l'udienza di convalida di domani.
La difesa chiederà la scarcerazione dietro cauzione, contestando “nei termini più fermi” la tesi accusatoria. Un'opzione, questa, a cui si oppone gran parte dell'opinione pubblica sudafricana e alcune associazioni per i diritti delle donne, fra cui la Ancwl, la lega femminile del partito al potere, l'African National Congress. Questa chiede che il governo, in quanto accusa, non faccia favoritismi per una star, ma dia un segnale forte contro la violenza sulle donne in un Paese in cui le statistiche ufficiali parlano di un femminicidio ogni otto ore e di una donna violentata ogni quattro minuti.
Intanto una ex di Pistorius ne conferma la sfrenata gelosia e Marc Batchelor, ex calciatore e amico di una ex fidanzata di Oscar, Samantha Taylor, racconta che la donna si era lamentata del suo comportamento: avrebbe guidato ai 220 all'ora rifiutandosi di rallentare nonostante le sue richieste e le avrebbe proibito di mettere i tacchi alti o di indossare orecchini.
L'agente dell'atleta Peet van Zyl, ha convocato una conferenza stampa in cui ha cancellato tutti gli impegni sportivi di Pistorius (previste partecipazioni a impegni in Australia, Brasile, usa e Gran Bretagna da qui a maggio) in attesa degli sviluppi di un processo in cui il suo protetto rischia la pena dell'ergastolo.
Fra le prove a carico anche la testimonianza dei vicini che, pare, hanno già raccontato di aver udito urla provenire da casa Pistorius un’ora prima dei colpi di pistola.
Dicono gli psicologi che la gelosia è proiezione e possesso: proiezione sull’altro o altra della nostra voglia di tradire ed anche indice di desiderio e illusione di possesso.
Di certo la gelosia, che Shakespeare descrive come “mostro dagli occhi verdi”, distrugge l'amore e annienta la persona, condizionare fortemente la percezione, la memoria i pensieri, generando una rabbia che può portare ad uccidere.
Domina non l’amore per l’altro ma il bisogno dell’altro, il possesso totale, l’appropriazione della vita e dei sentimenti di un altro, un amore dominato dagli istinti con l’uso dell’altro per il proprio piacere.
Nella più parte dei casi l’assassino parte con l’idea di minacciare o di spaventare il partner o anche di tentare il suicidio; poi qualcosa fa precipitare l’evento. Ecco perché in questi casi cambia anche il ruolo della vittima che non è più in molti casi la vittima innocente ma è la vittima-carnefice e l’atto si chiude con il suicidio dello stesso assassino.
C’è però anche la sindrome di Otello, quella gelosia delirante per cui il delitto è l’unica uscita, che si costruisce intorno alla certezza dell’infedeltà dell’altro, certezza assoluta ed impermeabile ad ogni confronto con la realtà, sicché, in questi casi, la sofferenza è doppia: quella di aver ucciso e di dover scontare la pena e quella di avere “eliminato” l’oggetto d’amore che provoca rimpianto per tutta la vita. C’è la celebre e emblematica frase che dice Don José prima di uccidere Carmen: “Sono io che ho ucciso la mia amata Carmen”.
La persona che uccide colui o colei che ama poi continua a soffrire, non tanto per la pena quanto per la perdita della persona amata.
Naturalmente non sappiamo se Pistorius ha ucciso per errore, per rabbia o per gelosia, ma sappiamo che, di solito, l’autore di un omicidio passionale non viene definito un mostro dalla stampa ed è anche l’eroe di tanta letteratura.
Secondo Andreoli: (“Il lato oscuro”), l’innamorato è colui che si trova coinvolto in un legame passionale e considera l’amato come l’unica possibilità di vita. Senza è come se fosse morto. Da solo, nelle sue fantasie, si percepisce abbandonato, non riesce che a vedersi rivestito di morte. E su questa certezza si attiva la paura di perdere l’oggetto del proprio amore, di sentire quel lutto che coinciderebbe con la propria fine.
Ma questa spiegazione non può certo essere, in alcun modo, giustificativa. Ancora oggi le donne subiscono condanne più gravi degli uomini nel caso di omicidi passionali. La violenza femminile è intollerabile e meno giustificata di quella maschile, ma occorre ormai, in ogni caso, essere contro questo stato di cose.

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