TEMPI LUNGHI

Non c'è pace sul fronte politico nazionale. Le imminenti
elezioni politiche non prospettano nulla di realmente nuovo. Intanto,
la raffica d'aumenti di questo 2013 saranno solo l'avanguardia
d'ulteriori “aggiustamenti” a salire dei prezzi e dei servizi. I
redditi medi continueranno ad essere puniti e l'indice di povertà
segnerà un altro punto a suo favore. La calma “piatta” tra Potere
Legislativo ed Esecutivo non durerà più di tanto. La mancanza di una
nuova Legge Elettorale favorirà tanti fraintendimenti. Così non si può
continuare. Gli stravolgimenti, le inattese scese in campo confondono.
Le incertezze superano le concretezze ed il nostro futuro si presenta
sempre più incerto. La linea del dialogo è stata spazzata via dalla
disonestà di tanti politici. A nostro avviso, le possibilità di governo
restano risicate e, in ogni caso, non prive di concreti problemi di
compattamento per la durata dei canonici cinque anni di vita del futuro
Esecutivo. Il proliferare di tanti partiti ci ha ulteriormente confuso.
Le elezioni di febbraio non saranno al “buio”. Ma nessuno s'azzarda a
fare delle previsioni, con prove alla mano, su come si concluderanno.
Il termine”discontinuità” resta una parola senza futuro se mancano
concrete premesse per metterla in pratica. Nessuno, al momento, ha
ancora assunto posizioni chiarificatrici. Solo una sottile critica nei
modi e nei termini sembra avere buon gioco. Il mancato rinnovamento
istituzionale avrà un suo peso nei confronti del prossimo Esecutivo.
Fortunatamente, la fase dei “buoni propositi” è finita. Lo abbiamo
rilevato dalle prese d'atto formali, dai discorsi di circostanza. Ciò
non ci basta. Se, in Italia, il periodo delle “vacche grasse” è
tramontato con la fine del '900, il 2000 ha cambiato i nostri destini.
Con tante ripercussioni internazionali che, per ora, sembrano non
preoccupare i candidati al Parlamento. Il sentore che si punterà più
sugli uomini che sui partiti si è trasformato in quasi certezza.
L'unico convincimento è che il nuovo Parlamento sarà eletto col vecchio
sistema che andrà a complicare, ulteriormente, le cose. Ci siamo anche
resi conto che i partiti che contano sempre meno preparano “strategie”
per un ritorno. Per contare e non morire. Resta che non siamo per
uomini nuovi, capaci di ridestare la nostra assopita fiducia. I nostri
intramontabili ideali. Se riusciremo ad identificarli, allora, ma solo
allora, abbandoneremo le nostre cautele per imboccare una via nuova per
il bene d'Italia. Così, anche se i tempi della “rinascita” si
allungano, resteremo fedeli alle nostre posizioni; sicuri che molti
altri Connazionali, fuori e dentro i confini nazionali, la pensano
proprio come noi. Chi ritiene d'aver di meglio, si faccia avanti. Noi
ci saremo.

Giorgio Brignola
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