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Monti dovrà  scendere in campo

di Fabio GHIA

I quotidiani di questi giorni non parlano altro che della necessità “evidente” di andare incontro a elezioni “bipolari” e a sfondo esacerbatamente ideologico. Per contro il quadro politico, in generale, sta assumendo contorni inaspettati, al di fuori degli schemi tradizionali.
A monte va chiarito che il dato più preoccupante è quello delle “astensioni” dal voto (Regionali Siciliane oltre il 50%), e per ora non si intravedono varianti di rilievo. Da parte della “Sinistra”, seppur è vero che Bersani vorrebbe che “Monti non si candidasse”, è altrettanto vero che comunque ne prevede l’indispensabilità della presenza nel dopo elezioni. Forse proprio per questo che Berlusconi, da parte sua, con un PDL ai minimi storici, dimostrando una “furbizia” politica tipicamente italiana, è uscito con la sortita che lui è disponibile a fare un passo indietro nel caso Monti si presentasse come Capo di una coalizione. Berlusconi, però, deve aver dimenticato la formidabile bolla economica e politica messa in atto dal Ministro Tremonti del suo Governo (USA-noiseFromAmeriKa 2010), che ha prodotto il catastrofico e iperbolico aumento del tasso d’interesse dei Titoli di Stato e il conseguente vistoso “crollo di credibilità” dell’Italia a livello internazionale! Per ridare fiducia ai nostri Titoli, il Governo Monti ha dovuto lavorare per più di un anno! Ed ecco che, proprio in un contesto elettorale la “bolla intellettuale e politica” torna alla ribalta, richiamando i passi principali della supposta crescita economica italiana ipotizzata nel 2009. Nella pratica, le affermazioni sul passo indietro di Berlusconi, non sembrano altro che un disperato tentativo di richiamare all’unità di coalizione il Centro, il PDL e la Lega (anche loro in forte calo!).
Sul Movimento a 5 Stelle è da dire che è difficile che ceda alla tentazione di allearsi in coalizione con qualcuno; il che è un chiaro intendimento di entrare in parlamento per fare “Opposizione”, che rientra nello stereotipo politico di Beppe Grillo.
A questo punto, visto che il Presidente Monti, per sua forma mentis e rispetto per l’altrui pensiero, è certamente tentato a tenersi fuori dai giochi, aumenterebbe la disaffezione dalla politica tra la maggior parte dei cittadini italiani, dando sempre più spazio all’astensionismo.
Tutto questo, certamente in completa assenza di programmi di Governo! E già, perché sino a oggi ancora nessuno si è espresso in tal senso, se non per una legge di accettazione entro i primi cento giorni delle “coppie di fatto” da parte della sinistra!!!
Infatti, con l’attuale legge elettorale, al Partito (il PD) che prende più voti spetta un premio che lo porterà ad avere il 55% di maggioranza alla Camera. La diversità del Senato, dovuta a una differente ripartizione dei seggi per Regioni anziché su base nazionale, è puramente retorica, visto che il PDL viene dato al di sotto del 15%, contro un PD al 34%. Quindi, conseguenza di tutto questo, il programma politico ha poca importanza. Quello che conta di più è il “gradimento” sul partito espresso dai cittadini!
Esiste, però, un’altra eventualità. Cioè che qualche entità politica basi la sua piattaforma, oltre che su MONTI PRESIDENTE, anche su un progetto ben strutturato che vada a supporto della continuazione del programma di governo attuale, con la variante del lancio di una nuova “fase costituente” da attuare in futuro. Un programma fondato sull’Europa e la proposta di un “Consiglio Costituente” che in breve tempo possa riavviare la Costituzione dell’UE, ferma dal 2009, magari basandosi su qualcosa cui attingere come riferimento (La Costituzione della Federazione Svizzera (1948) o quella Tedesca, o perché no, quella Americana). Tutte parlano lo stesso linguaggio: uno Stato Federale con differenti interpretazioni sula gestione del potere dello Stato. Nel frattempo, cercare di attuare una sorta di unificazione del modello sociale. Per esempio, attuare la riforma delle Pensioni, della Sanità, del Lavoro e l’accentramento di funzioni quali la politica Estera, della Difesa e della Sicurezza Nazionale. Insomma, tutto ciò che serva costruire una cultura sociale che non privilegi la scelta dell’una o dell’altra nazione, con una normativa che tenda all’unificazione, ecc.
Se i Partiti riformisti, moderati, liberali e cattolici si potessero ritrovare su un lineamento di programma che ipotizzi un percorso dove solidarietà e fratellanza siano le parole d’ordine per ricreare un’Europa ancora più unita, il popolo intero credo si sentirà investito di questo nuovo obiettivo con il risultato di una maggiore partecipazione al voto. D’altra parte, a quel punto, che Monti si candidi o no, poco interessa: sarà sempre lui il Premier designato per il dopo elezioni.

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