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Atto unico di Giuseppe Messina recitato in omaggio alla Città  di Barcellona P. G.

Nino Bellinvia
Pittore, scultore, scrittore, poeta, musicista, produttore, regista… e anche attore. E’ Giuseppe Messina, un personaggio da ben 46 anni in piena attività nel mondo artistico e culturale (lo scorso anno, tra l’altro, gli è stato assegnato un ennesimo “Premio alla carriera” (questa volta dall’Assemblea Regionale Siciliana). Numerose le iniziative che si devono a lui. Tra l’altro una trentina di anni fa (insieme ad un gruppo di giovani) ebbe a fondare, ed è in piena attività, il “Movimento per la Divulgazione Culturale”. Passa il tempo… E proprio il tempo è stato al centro del suo atto unico “Il Tempo – Viaggio in ascesa verso il seno della terra” che, dedicato alla Città di Barcellona, è andato in scena per due voci e una chitarra lo scorso 15 dicembre presso l’Auditorium San Vito, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale. per due voci e una chitarra, che è stato un “Omaggio alla città”. L’opera, tutta in versi settenari ed endecasillabi, dopo un commento introduttivo da parte di Carmelo Eduardo Maimone, è stata recitata dallo stesso autore e dall’attrice e scrittrice Graziella Lo Vano, in un’atmosfera veramente particolare. L’artista Messina leggeva pagina dopo pagina, camminando fra il pubblico in sala, e donando ai vari spettatori i fogli già letti, contenente parte dei versi. Anche l’attrice Lo Vano ha sparso per la sala i propri foglietti recitati con grande intensità emotiva.
Il testo, dal valore prettamente didattico, nel descrivere una sorta di viaggio metaforico, ha portato l’ascoltatore in un’atmosfera ricca di fascino.
Alcuni versi recitano: “Chi vuole ad ogni costo arrivare // in cima, in fretta e senza soffrire, // difficilmente potrà soddisfare // il suo stolto, morboso sentire”.
Il luogo della messa in scena è una bellissima chiesa barocca sconsacrata del diciottesimo secolo restaurata ed adibita ad attività socio culturali. Il protagonista assoluto del testo è il Tempo. Come lo stesso autore dichiara nel preambolo del volume pubblicato, in tiratura limitata per altrettanti estimatori, egli aveva già provato l’esperienza di rendere di aspetto umano, parlante il “Tempo” nei suoi primi due poemi della trilogia dedicata ad Omero agli inizi degli anni 2000, “Odissea Ultimo atto” (che vuol essere la continuazione dell’opera di Omero) e “La leggenda di Omero”, che reinventa il più classico dei poeti.
In questo testo, che non è altro se non un poemetto, il “Tempo” fenomeno eterno, come egli stesso si definisce, è protagonista assoluto e diventa un energico “rampognatore” dell’essere umano, tanto da arrivare ad affermare: “Chi dice d’ammazzare il tempo crede // di riuscirci, ma io presumo // che parla, sbaglia e non si ravvede; // non pensa che son io che lo consumo”.
Poi continua sprezzante:“È proprio così, ho la certezza // che viene dallo svolger la matassa. // Ne ho misurata tanta di pochezza // che rappresenta chi ricchezza ammassa”.
Ma non solo. Si assiste ad una specie di dualismo, il paragone tra due esseri umani che lo stesso Tempo presenta: da una parte l’ingordo arrogante che vuole arrivare ad ogni costo, a scapito e con disprezzo dei sacrifici altrui, e dall’altra colui che affronta, spesso con gravi difficoltà, la retta via, sopportando non solo la fatica, ma anche di essere deriso:
“L’ingordo mai muta, // manifesta arroganza: // è sempre intento a sopraffare // chiunque, per sua esigenza, // poiché primo vuole arrivare // e imporre la sua presenza. // Spesso costui ha fatto // la guerra contro il tempo, // ma mai soddisfatto, // poi, a lungo andare, //sempre più incattivito, //l’ho visto disperare. //Chi è così si avvia, // presto, alla follia”.
Comunque il Tempo è galantuomo e, di conseguenza:
“A chi è nel giusto e in se stesso crede, // io che sono il Tempo mai avverso, // lo condurrò all’agognata sede // a godere del sogno mai perso”.
Alla presenza del vice sindaco, dottor Giuseppe Sajia, dell’assessore alla Cultura Raffaella Campo e dell’Assessore al Bilancio Cosimo Recupero, ha dato inizio alla manifestazione la professoressa Maria Torre, vice presidente del “Movimento per la Divulgazione Culturale” che ha spiegato come in una città in odore di mafia sia importante un contro bilanciamento culturale da parte di chi ha a cuore la crescita morale della città. Una parte importante ha avuto lo scrittore Carmelo Eduardo Maimone, che l’estate scorsa ha presentato un altro poemetto di Giuseppe Messina nel “Salone delle Bandiere” del palazzo municipale di Messina, “Ulisse destino di se stesso”. Questa volta il Maimone ha avuto il compito di intervenire con commento iniziale e finale della messa in scena.
La manifestazione, definita dal giornalista Alfredo Anselmo, molto interessante, inusuale a carattere istruttivo (come ci ha detto Tiziana Cambria), è stata partecipata da un folto, attento pubblico molto soddisfatto, tanto che ha gratificato con scroscianti applausi gli interpreti, tra i quali il Maestro Alessandro Monteleone, già noto al pubblico barcellonese, il quale con la sua chitarra ha intercalato l’opera con quattro brani classici.
Nella foto da sinistra: Giuseppe Messina, Maria Torre, Carmelo Eduardo Maimone, Graziella Lo Vano e Alessandro Monteleone.

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