LEGGE ELETTORALE

Entro fine mese o, al massimo, entro il primo trimestre del 2013, dovrebbe nascere la nuova legge elettorale italiana che andrebbe a sostituire la n. 270 del 21/12/2005, nota anche come “Legge Caldiroli” (Porcellum). Normativa che prevede un meccanismo di voto maggioritario/ proporzionale assai articolato. A circa sei mesi dalle elezioni politiche generali, non si conoscono, concretamente, i contenuti della normativa che andrà a sostituire il “Porcellum”. Questa premessa è necessaria per tentare di capire il sorpasso della Legge 459/2001, entrata in vigore l’anno successivo, e nota anche come “Legge Tremaglia”. Essa riguarda esclusivamente i milioni di Connazionali nel mondo con diritto di voto politico e referendario in Patria. La normativa in questione è stata varata a fronte di una doppia riforma costituzionale relativa agli artt.48, 56 e 57. Tutto è stato deciso in Famiglia. Gli italiani all’estero, una mattina, si sono svegliati ed hanno appreso che avrebbero potuto votare direttamente dai Paesi ospiti. Senza la fatica di rientrare, pur se a spese contenute, in Patria per l’esercizio del democratico diritto. Solo dopo si è puntualizzato che il voto sarebbe stato postale. Un primo controsenso; agli albori del nuovo secolo e dell’affermazione mondiale dell’informatica a tutti i livelli applicativi, le poste hanno avuto la supremazia. Ma c’è stato dell’altro. Il voto degli italiani nel mondo sarebbe stato “blindato” in una Circoscrizione Estero. Suddivisa in quattro ripartizioni geografiche. Il tutto senza un sondaggio preventivo nei confronti di chi avrebbe dovuto fruire della legge. Non è tutto. I Candidati per la Circoscrizione Estero, oltre ad essere effettivamente residenti oltre frontiera ( qualche furbetto ci ha anche provato) sono tenuti far parte di uno dei Partiti già presenti nella Penisola. Di partiti degli italiani dall’estero neppure a parlarne. Intanto, la normativa avrebbe potuto anche essere migliorata strada facendo. Invece, sono passati dieci anni, sani sani, e tutto è rimasto come aveva pensato il compianto On. Tremaglia. Per evitare contestazioni, il voto in Patria non è stato cassato. Solo si può esercitare a totale spesa dell’elettore. La Legge non prevedeva alcun tipo di rimborso. Per complicare ancora la matassa, il voto in Patria è correlato ad una serie d’adempimenti burocratici presso i nostri Consolati( il diritto d’opzione è valido per una singola votazione ed è necessario rinnovarlo, con lo stesso iter, in occasione d’altra consultazione). Insomma, a noi non risulta che qualcuno ci abbia provato. Sia per la spesa, che per la burocrazia. Dato, poi, che il servizio postale non è eccelso in nessuna parte del mondo, la possibilità di smarrimento delle schede votate e spedite o il mancato ricevimento del plico contenente le schede elettorali ed il materiale esplicativo è possibile.

Ci sono anche tempi precisi da rispettare. I moduli elettorali sono inviati, non sempre con plico raccomandato, dai Consolati e gli elettori devono rispedire al mittente le schede votate entro trenta giorni dal loro recapito. Non s’è fatto mai cenno ai disguidi postali che non risparmiano nessun Paese del globo. Ma non è finita. Nel caso il prezioso plico non fosse recapitato, l’interessato può farne espressa richiesta presentandosi al proprio Ufficio Consolare. Con altre perdite di tempo. Ora tutto dovrebbe cambiare. In meglio, ci auguriamo. Quando sarà nota la Circolare esplicativa sulla nuova Legge Elettorale, in materia torneremo. Lo promettiamo.

Giorgio Brignola

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