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Stare a casa di Daniela Santanché è un piacere, ma starci per forza che piacere è?

Tutti addosso ai magistrati, da un po’ di tempo in qua. Persino l’apparentemente innocente richiesta del ministro Passera ai giudici di lasciare nelle mani del governo la faccenda dell’Ilva, è in qualche modo una critica ai magistrati, ed è un po’ come chiedere loro “Vi prego, signori magistrati, per questa volta non tenete conto della legge”. E così si voleva che i giudici facessero per Sallusti, al quale in fondo proprio male non era andata, giacché avrebbe potuto concedersi un po’ di riposo in casa Santanché, ed invece ha voluto evadere ben sapendo che sarebbe stato arrestato. Avrà pensato, il buon Sallusti: stare a casa di Daniela Santanché è un piacere, ma starci per forza che piacere è? Avrà ragione, ma neppure è una tragedia, insomma! Ieri sera (2 dicembre) Filippo Facci, arrabbiatissimo per la sorte del Sallusti, inveiva contro i poveri giudici che hanno applicato la legge. Ma se i giudici applicano la legge, e la legge non piace, perché non si fa la guerra alla legge anziché farla ai giudici che l’applicano? Tra l’altro il Facci ha detto: “E’ la prima volta che i giudici violano la sacralità di un giornale”. Ma non sarà anche la prima volta che un direttore di giornale viola gli arresti domiciliari?
Carmelo Dini

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